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Cronaca

Museo Bilotti: La dimensione del sacro e del mito nell’arte contemporanea

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Museo Bilotti: La dimensione del sacro e del mito nell’arte contemporanea

È arrivato l’ennesimo circo dell’arte dove le opere fingono di essere profonde, ma in realtà ti lasciano con più domande che risposte: da “Waiting for Godot” di Marc Quinn, che sembra aspettare un pubblico sobrio, alla “Deposizione” di Pericle Fazzini che ricorda più un dramma familiare che un capolavoro, fino alla “Visione apocalittica” di Ferruccio Ferrazzi, così sulfurea che potresti scottarti solo guardandola. Ma chi ha detto che l’arte debba essere politically correct, quando può solo essere un gran casino creativo? #ArteControverss #AspettandoGodot #VisioneApocalittica #FolliaModerna #120CaratteriDiCaos (212 caratteri, pronti per il viral share?)

Le opere che fanno discutere

In questa esposizione bizzarra, Marc Quinn ci rifila “Waiting for Godot”, una scultura che pare un omaggio allo spreco di tempo: come se l’arte moderna stesse aspettando che qualcuno la capisca sul serio. Non è che una statua in posa, ma fidatevi, è come se Godot fosse in ritardo da un’eternità, e noi poveri mortali siamo qui a fissarla, chiedendoci se valga i biglietti d’ingresso. Intanto, Fazzini con la sua “Deposizione” tira fuori un Gesù che sembra più un attore fallito di un reality show, tutto pathos e poca sostanza – perché, diamine, chi non ama un po’ di dramma religioso con un twist moderno?

La fantasia sulfurea che infiamma i dibattiti

Passiamo poi alla “Visione apocalittica” di Ferruccio Ferrazzi, un’esplosione di colori e caos che urla “fine del mondo” con la stessa eleganza di un incendio doloso. Questa tela è come se Picasso avesse fatto a botte con un demonio: è sulfurea, incandescente e, onestamente, un po’ fuori di testa. In un’epoca dove l’arte dovrebbe ispirare, Ferrazzi ci serve un’apocalisse su canvas che fa venire voglia di gridare: “Ma è genio o solo un incubo maleodorante?” Perfetto per chi ama il politicamente scorretto, perché chi se ne frega delle sensibilità, quando l’arte può essere un bel pugno nello stomaco.

Perché questa roba potrebbe diventare virale

Se state cercando motivi per condividere questa follia online, eccoli: queste opere non sono solo belle o brutte, sono provocatorie da far impallidire i social. Immaginate i commenti sotto un post: “È arte o solo un’accozzaglia?” Magari è proprio questo il bello – un misto di genio e assurdità che potrebbe far litigare artisti e critici per settimane. Con un tono un po’ spigoloso, questa esposizione sfida il conformismo, ricordandoci che l’arte non è per i deboli di cuore, ma per chi apprezza un bel dibattito acceso. Pronti a share?

Cronaca

Stefano Pescosolido: “Grazie ai fan romani, ho battuto quel presuntuoso di Agassi”

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Stefano Pescosolido: “Grazie ai fan romani, ho battuto quel presuntuoso di Agassi”

Hai mai sognato di battere una leggenda come Agassi al Foro Italico? #TennisLegends #RomaMagica

I ricordi indimenticabili di Stefano Pescosolido

Stefano Pescosolido, l’ex stella del tennis italiano, rivive ancora l’euforia del pubblico dopo la sua straordinaria vittoria contro Andre Agassi nel 1994. Classe 1971, ha segnato gli anni Novanta con due titoli ATP e otto partecipazioni consecutive alla Coppa Davis. Quei match al Foro Italico restano per lui emozioni uniche, con video che guarda ancora oggi per rivivere quei momenti magici.

Qual è il ricordo più bello della sua carriera?

Pescosolido ha una carriera di sedici anni alle spalle, arrivando al 42esimo posto nel ranking mondiale. Tra i suoi tesori, spicca la vittoria al torneo del Parioli, dove è cresciuto dopo essersi trasferito a Roma a 13 anni. Ma è la Città Eterna a dominare i suoi pensieri: dai primi tornei all’esordio in Coppa Davis, ogni ricordo è avvolto da un piacere indelebile che fa incuriosire chiunque ami lo sport.

Roma, il sogno di ogni tennista italiano

Per un giocatore come Pescosolido, originario del Frusinate, giocare gli Internazionali di Roma era un’attesa elettrizzante. Immaginate l’energia extra che dava quel pubblico speciale, con il Pietrangeli già strapieno durante le qualificazioni! Roma non è solo un torneo, è la storia viva del tennis e della città, un palco che infonde forza e passione come nessun altro.

La leggendaria vittoria contro Agassi

E se vi dicessimo che nel 1994, Pescosolido ha sconfitto Agassi in tre set sul Pietrangeli? Quel match è stato un punto culminante: per la prima volta contro il campione, con il pubblico che gridava il suo nome, trasformando la tensione in energia pura. Chissà cosa si prova a vedere un rivale innervosirsi di fronte a te… Roma rende tutto più epico!

Come ha vissuto l’addio al tennis?

Dopo aver appeso la racchetta al chiodo nel 2005, Pescosolido ammette che i viaggi intensi l’hanno spinto a quella scelta. La malinconia c’è, ma ora torna a Roma come spettatore, gustando gli Internazionali tra la folla. E indovinate? Viene ancora riconosciuto, un’emozione che non smette di stupire!

L’era dei tennisti italiani oggi

Essere il numero uno in Italia come il 42esimo al mondo: Pescosolido si chiede come sarebbe giocare con sei azzurri nei top 40, come Sinner. Quel “movimento pazzesco” di giovani talenti darebbe una carica incredibile, ispirando tutti a puntare più in alto. Curiosi di sapere se avrebbe cambiato tutto?

I consigli per i giovani, incluso suo figlio

Per suo figlio e i ragazzi che inseguono il tennis, Pescosolido ha un messaggio intrigante: deve essere divertimento puro, ma con sacrifici e dedizione. Niente pressioni eccessive, solo passi graduali e una voglia inesauribile di imparare. Chissà quanti sogni nasceranno da questi consigli!

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Come un tributo a una band svedese ha conquistato Roma

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Come un tributo a una band svedese ha conquistato Roma

ABBAFever a Roma: Uno spettacolo tributo che ha fatto impazzire fan di tutte le età! #TributoABBA #MusicaPop #ShowIrresistibile

Lo Show Esplosivo che Ha Infiammato il Teatro Brancaccio

Giovanissimi e ultrasessantenni si sono uniti in un turbine di emozioni venerdì 9 maggio al Teatro Brancaccio di Roma, dove uno spettacolo tributo agli ABBA ha catturato l’essenza della celebre band svedese. Con 150 milioni di dischi venduti e anni di dominio nelle classifiche dal 1974 al 1982, i brani di Agnetha, Frida, Benny e Björn hanno riportato in vita l’energia travolgente di un’epoca leggendaria. Immagina due cantanti cariche di vitalità, con stivaloni bianchi a metà coscia e mini abiti colorati, che hanno trasformato la serata in un’esplosione di gioia contagiosa.

Brani Cult e Balli Collettivi Impossibili da Resistere

I classici indimenticabili come “Money, Money, Money”, “Dancing Queen” e “Gimme! Gimme! Gimme!” hanno scatenato una frenesia irrefrenabile tra il pubblico. Spettatori di ogni età hanno abbandonato le poltrone per unirsi a un ballo collettivo, rivivendo l’atmosfera magica dei concerti degli ABBA, un gruppo che si è sciolto 40 anni fa ma che continua a far battere i cuori. Sarà stato l’appeal timeless di queste hit o l’energia palpabile sul palco? Chissà, ma una cosa è certa: nessuno è rimasto seduto!

L’Interazione Surreale con un Fan Sul Palco

E poi, il colpo di scena: uno spettatore è stato scelto per unirsi alle due instancabili cantanti sul palco, aggiungendo un tocco di magia alla performance. Il signor Alessandro, con la sua cascata di ricci castani, ha ballato alla grande tra le star della serata, diventando il “nuovo Fernando” in un momento interattivo che ha reso lo show ancora più epico. Ti sei mai chiesto cosa significhi vivere un concerto come se fossi parte dello spettacolo? Ecco, qui è successo davvero!

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