Attualità
A 70 anni, se riesci ancora a fare queste 7 cose non sei il solito pensionato in declino

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Hai mai pensato che l’età sia solo un numero, ma in realtà possa nascondere dei superpoteri nascosti? Beh, se hai più di 70 anni e continui a fare certe cose, potresti essere una di quelle persone rare e affascinanti che ispirano tutti intorno a te. Esploriamo insieme 7 attività straordinarie che richiedono un mix di coraggio, saggezza e tenacia – e chissà, magari ti motiveranno a provarle tu stesso!
Rimanere al passo con la tecnologia
Siamo onesti: la tecnologia corre veloce, e per molti è già una sfida a 30 anni, figuriamoci a 70. Eppure, se stai padroneggiando uno smartphone, navigando sui social o esplorando nuove app, sei un esempio di adattabilità pura. Queste abilità non sono solo utili per restare in contatto con familiari e amici, ma dimostrano una curiosità che fa invidia ai più giovani. Secondo uno studio del Pew Research Center, il 67% degli adulti di età pari o superiore a 65 anni utilizza ormai Internet e il 42% possiede uno smartphone.Rimanere attivi
Immagina di essere un settantenne che cammina veloce ogni mattina, incurante del tempo – non è solo esercizio, è puro stile di vita! 
Tenersi informati
In un mondo pieno di notizie, andare oltre i titoli è una missione da eroe – e se lo fai a 70 anni, sei un vero maestro! Non si tratta solo di seguire TV o giornali, ma di approfondire politica, scienza o cultura con una mente curiosa. Gli anziani continuano a consumare informazioni attraverso vari media, e uno studio ha rivelato che il consumo di notizie rimane stabile tra i 66 e gli 85 anni.
Per viaggiare da soli, specialmente oltre i 70, serve un’avventura da film: immagina di esplorare posti nuovi con coraggio e autonomia, sfidando ogni limite. Secondo Road Scholar, i viaggi solitari tra gli over 50 sono in aumento, con il 60% dei partecipanti sposati ma in viaggio da soli.
Accettare il cambiamento a 70 anni non è facile, ma se stai adottando nuovi hobby o modi di pensare, sei un esempio di resilienza incredibile. Uno studio ha dimostrato che gli adulti più anziani che accettano le esperienze emotive negative presentano una diminuzione degli affetti negativi.
Continuare a imparare, come seguire un corso di pittura o una nuova lingua, è un segreto per una mente sempre viva. L’UNESCO ha sottolineato che l’istruzione continua contribuisce a un invecchiamento attivo e sano.
Infine, mantenere un atteggiamento positivo è la chiave per brillare: se irradi ottimismo nonostante le sfide, sei un tesoro contagioso. Uno studio della Harvard T.H. Chan School of Public Health ha rivelato che le persone soddisfatte del processo di invecchiamento hanno un rischio ridotto di malattie croniche.
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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