Attualità
Invenzione bizzarra estrae acqua potabile dall’aria con pannelli solari, rilascia il 99,9 per cento di quella assorbita e si riutilizza

HaiMaiPensatoDiBereAcquaDallArias #ScienzaMiracolosa Scopri come i ricercatori dell’Università RMIT in Australia hanno inventato un dispositivo rivoluzionario che trasforma l’umidità dell’aria in acqua potabile usando solo l’energia del sole, offrendo una speranza concreta contro le emergenze globali come siccità e catastrofi naturali!
I ricercatori dell’Università RMIT in Australia, in collaborazione con istituti cinesi, hanno progettato un dispositivo compatto e innovativo per estrarre acqua potabile dall’aria, rispondendo alla crescente necessità di soluzioni pratiche di fronte a eventi estremi. Con le recenti catastrofi e blackout che hanno messo in crisi l’accesso alle risorse essenziali, questa invenzione potrebbe essere il trucco geniale che tutti aspettavamo: un modo semplice e economico per ottenere acqua pulita anche nelle situazioni più aride.
Estrazione di acqua potabile
Questa invenzione per la raccolta dell’acqua atmosferica (AWH) utilizza un materiale composito a base di legno di balsa poroso, modellato in piccoli cubi. Rispetto ad altri studi, i sali igroscopici come il cloruro di litio (LiCl), il cloruro di calcio (CaCl₂) e il cloruro di magnesio (MgCl₂) rendono il processo più efficiente ed economico, assorbendo umidità persino in ambienti secchissimi.
Il dispositivo, grande quanto un bicchiere, integra queste spugne in una tazza con coperchio a cupola. Quando il coperchio è aperto, il materiale WLG-15 cattura l’umidità; una volta chiuso e esposto al sole, rilascia l’acqua pronta da bere. Elementi come la piastra di raffreddamento e il ventilatore solare accelerano il processo, rendendolo incredibilmente pratico.
Come funziona la tecnologia
Il materiale spugnoso WLG-15, arricchito con cloruro di litio e nanoparticelle di ossido di ferro, assorbe l’umidità e la converte in vapore sotto la luce solare. Grazie all’apprendimento automatico, i ricercatori hanno ottimizzato le sue prestazioni, dimostrando che funziona in un’ampia gamma di umidità (dal 30% al 90%) e persino a temperature estreme come -20 °C, rilasciando quasi il 100% dell’acqua assorbita.
In test di laboratorio, ogni grammo di materiale ha prodotto fino a 2 ml di acqua, con nove cubetti in un bicchiere che rilasciano circa 15 ml—un risultato sorprendente se consideri quanto sia leggero e riutilizzabile.
Altri studi
I ricercatori australiani affermano che la loro creazione supera metodi come la raccolta della nebbia, e confrontano i progressi con studi del MIT e dell’Università del Maryland, dove dispositivi simili catturano acqua con efficienze elevate, ma spesso richiedono processi più complessi.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
Attualità
Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.
Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.
Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.
Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.
L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.
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