Attualità
Conti Atac in ordine, ma i romani disprezzano bus e metro dal 2019 dopo il Covid

Hai mai sognato di scoprire come una pandemia possa trasformare letteralmente i trasporti pubblici, lasciando i romani a snobbare bus e metro come mai prima? #TrasportiARoma
In una Roma che sembra uscita da un thriller urbano, l’azienda ATAC annuncia conti in ordine nonostante le sfide post-pandemia, ma i dati rivelano un vero e proprio abbandono dei mezzi pubblici da parte dei cittadini. Con un calo vertiginoso nei passeggeri rispetto al 2019, la capitale italiana si interroga su cosa stia succedendo davvero dietro le quinte dei suoi trasporti.
I conti che stupiscono tutti
ATAC dichiara ufficialmente che i bilanci sono “OK”, un segnale di resilienza inaspettata per un settore duramente colpito. Eppure, mentre i numeri finanziari tengono botta, l’affluenza ai mezzi è crollata in modo drammatico, alimentando curiosità su come l’azienda stia navigando questa tempesta.
Il mistero del calo dei passeggeri
Dall’analisi dei dati emerge un vero enigma: i romani sembrano preferire strade affollate o soluzioni alternative, con un ribasso che fa discutere. Si parla di percentuali record, come se la paura del virus avesse lasciato un segno indelebile sulle abitudini quotidiane.
Prospettive future da non perdere
Mentre le autorità lavorano per invertire la rotta, la domanda è: i romani torneranno mai a riempire i vagoni? È un capitolo in evoluzione che tiene tutti con il fiato sospeso.
Attualità
Grave incendio devasta l’Università della Tuscia a Viterbo, fumo nero invade il cielo e solleva polemiche sul caos amministrativo

IncendioMisterioso a Viterbo: cosa ha scatenato le fiamme all’Università della Tuscia e quella colonna di fumo nero che ha terrorizzato tutti?
Immaginate una tranquilla università italiana avvolta improvvisamente da un incendio devastante: è quanto è accaduto a Viterbo, dove l’Università della Tuscia si è trasformata in un inferno di fiamme e fumo. Con una colonna di fumo nero che si innalzava alta nel cielo, residenti e studenti sono stati colti di sorpresa, alimentando curiosità su cosa potrebbe aver provocato un evento così drammatico. Gli aggiornamenti in arrivo promettono rivelazioni che potrebbero lasciare tutti a bocca aperta.
Le prime segnalazioni dall’Università
Le prime avvisaglie dell’incendio sono arrivate in mattinata, con testimoni che hanno descritto scene caotiche mentre le fiamme si propagavano rapidamente. “In fiamme l’Università della Tuscia”, è stato il grido d’allarme che ha invaso i social e le linee di emergenza, attirando l’attenzione di pompieri e autorità locali. La curiosità cresce: era un incidente o qualcosa di più sinistro?Le reazioni e gli interventi
Mentre le squadre di soccorso lavoravano instancabilmente per contenere le fiamme, la comunità accademica e i residenti si sono interrogati sulle possibili cause. Le indagini preliminari suggeriscono un’origine accidentale, ma voci di un potenziale ‘mistero’ continuano a circolare, tenendo alta l’attenzione pubblica e alimentando teorie che non potrete ignorare.
Attualità
L’ 8 e il 9 Giugno si vota: una scelta che riguarda tutti

L’8 e il 9 giugno milioni di cittadini italiani sono chiamati alle urne per esprimersi su due referendum abrogativi, che toccano temi centrali come il lavoro e l’immigrazione, e come troppo spesso accade, milioni di persone non ci andranno: rimarranno a casa per disillusione, per indifferenza, perché “tanto non cambia nulla”.
È una rinuncia, non solo a un diritto, ma a una possibilità concreta di contare, di orientare scelte che riguardano il lavoro e le politiche migratorie. Si vota per dire sì o no a norme che regolano direttamente i diritti dei lavoratori e le politiche migratorie.
Non partecipare a questo processo è un errore e, in parte, una colpa. Perché chi non vota, lascia agli altri la responsabilità di decidere. Ogni voto perso è un pezzo di democrazia lasciato indietro, un’occasione che si spegne.
In Italia siamo spesso bravi a lamentarci, a denunciare l’incoerenza dei partiti, l’inutilità delle istituzioni, la distanza della politica. Ma poi, quando c’è l’occasione per fare la propria parte, si resta indietro, si sceglie il silenzio.
Votare non è un atto eroico, non risolve tutto, non cambia il mondo da un giorno all’altro, ma è un segnale di partecipazione. C’è chi ha lottato, chi ha marciato, chi ha sfidato regimi, censure e repressioni per ottenerlo. In Italia, fino al 1946 le donne non potevano votare, è passato meno di un secolo, e prima ancora milioni di italiani – poveri, analfabeti, lavoratori – erano esclusi dalle urne per legge.
Il suffragio universale è una conquista recente ed è costato sacrifici e battaglie civili. E oggi, non partecipare al voto con indifferenza significa anche mancare di rispetto a quella memoria, a chi ha aperto la strada per farci contare e per farci scegliere.
Chi ha perso il diritto al voto, nella storia, sa quanto vale.
Noi lo diamo per scontato, e invece oggi, più che mai, va difeso.
L’8 e il 9 giugno si vota. Non è uno slogan, è un invito, ma anche qualcosa di più: una responsabilità personale e collettiva. Chi se ne tira fuori, poi, non potrà dire che la politica non lo rappresenta, perché ha scelto di non esserci.
-
Cronaca4 giorni fa
Il figlio di Stefania Camboni suggerisce un possibile nascondiglio per l’arma dell’omicidio a Fregene
-
Cronaca4 giorni fa
Circeo imita Roccaraso con un picnic via social nella necropoli preistorica.
-
Ultime Notizie Roma5 giorni fa
La lettera di una psicologa contro i medici abortisti: ”Che fine ha fatto il giuramento di Ippocrate?”
-
Attualità1 giorno fa
Femminicidi e scuola: un appello all’educazione affettiva