Aveva trasformato una piazza di spaccio reale trasferendola sui social e, quindi, rischiando molto meno, agiva con le varie messaggistiche istantanee attraverso le quali riceveva le ordinazioni. Ad inventarsi l’ingegnoso sistema è stato un albanese di 35 anni che, sebbene avesse l’assegno di disoccupazione, ha centuplicato i guadagni diventando spacciatore su Internet. Lo straniero aveva assoldato vari corrieri romani che avevano l’obbligo di portare la droga a domicilio dell’acquirente per lo più alla Garbatella.
Droga social, la storia
“Una pizza bianca” voleva dire una dose di cocaina. Infatti, andando sulle sue messaggerie ci si imbatteva in una sorta di menù culinario dove i pasti indicavano i vari tipi di stupefacente. “Una capricciosa” significava una dose di crack. Sono stati gli agenti del commissariato Colombo ad investigare, inizialmente trovando dei problemi a fare luce sul caso proprio per l’accortezza dell’albanese che appena avuta l’ordinazione sui social la faceva sparire in pochi secondi. L’anello debole è stato il rapporto dell’albanese con i suoi corrieri. Gli agenti si sono messi a pedinare il sospettato diverse ore al giorno. Così è capitato che l’uomo si è fermato davanti a un supermercato e ha fatto salire quello che poi si è rivelato essere uno dei suoi corrieri. I due hanno discusso e poi gli agenti hanno notato una busta di plastica passare dalle mani dell’albanese a quelle del corriere che gli ha dato dei soldi. Sono subito intervenuti: nella busta c’erano un centinaio di dosi già pronte per essere spacciate fra cocaina e crack.
Il capo ha cercato di riprendere la busta e nasconderla nel giaccone ma ormai i poliziotti si erano accorti dello scambio. Ecco che per i due sono scattate le manette con l’accusa di spaccio di droga. Ma lo spessore del giro di droga gli investigatori l’hanno avuto una volta scoperta la base operativa che si trovava in via Agugliano a Corcolle. I poliziotti hanno dovuto sfondare la porta perché l’albanese ha detto di non avere le chiavi. Una volta all’interno sono state trovate tracce evidenti dello spaccio: parecchi bilancini di precisione, 600 grammi fra cocaina e crack. Non solo, sono stati sequestrati contanti per un valore di 40.000 euro nascosti in alcune bustine per il sottovuoto. Gli agenti hanno individuato il computer usato dall’albanese per avere le ordinazioni della droga ed alcuni messaggi non erano stati cancellati, quindi, sono la prova del sistema usato dall’arrestato. È stato trovato anche un quaderno che potrebbe essere molto utile per ampliare l’inchiesta. Ci sono annotati nominativi e quantitativi di droga. Gli investigatori useranno proprio il quaderno per individuare complici fra fornitori e corrieri. Quindi, l’indagine sarebbe solo all’inizio; una volta arrestato il capo, bisognerà risalire a quelle persone che si sono prestate al suo disegno criminale.