Ero in auto a Testaccio quando ho assistito a una scena incredibile. Un taxi bloccava il traffico in una strada a senso unico. Dopo un colpo di clacson, la situazione è rapidamente degenerata. Il tassista ha fatto un gesto intimidatorio e, poco dopo, ha ripreso la corsa a tutta velocità, con una cliente anziana ancora aggrappata allo sportello.
Sono sceso di corsa, urlando per avvertirlo, e per fortuna si è fermato dopo una ventina di metri. Insieme a un negoziante, abbiamo soccorso la signora, che appariva visibilmente sotto shock. In quel momento, il tassista non ha mostrato alcun segno di rimorso. Anzi, ha iniziato ad accusarmi, affermando di essere partito per “paura” di me. La sua negligenza ha messo a serio rischio la vita di una persona fragile, ma la sua unica preoccupazione era di scaricare la colpa su di me.
Ho documentato la sua aggressività, il tentativo di fuga prima dell’arrivo dei Carabinieri e le sue incredibili giustificazioni. Questa vicenda surreale solleva una domanda fondamentale: com’è possibile che chi commette un errore così grave cerchi di trasformarsi in vittima?
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