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Cronaca

Forza Nuova riparte con le ronde, ma il questore di Roma frena il revival neofascista: cosa bolle in pentola?

#Roma #Manifestazione #Sicurezza

Un nuovo capitolo si aggiunge alla saga delle manifestazioni a Roma, e questa volta il tema è scottante: l’estrema destra fa di nuovo i conti con il divieto. Il 13 dicembre, il Parco Sangalli non sarà teatro di proclami e slogan incendiari, ma piuttosto di un silenzio pesante, emanato dalla questura della capitale.

Un divieto che sa di precauzione

La decisione è stata presa in seguito a un’attenta analisi delle “finalità aleatorie” della manifestazione, con una dose di preoccupazione per possibili casi di proselitismo. Qualcuno potrebbe obiettare che forse certi raduni dovrebbero farci riflettere più che spaventarci, ma il clima di tensione non perdona.

Perché il Parco Sangalli?

Il Parco Sangalli, nonché scenografia di eventi di questo tipo, si trova al centro di una città che ha visto storie di lotte e contrasti. È interessante notare come la scelta di questo luogo non sia casuale: simboleggia uno spazio pubblico, che diventa meta di alterità quando le ideologie si scontrano. Difficile immaginare un pomeriggio tranquillo tra i colori autunnali senza l’eco di un megafono in lontananza.

Il mercato delle opinioni

Sotto il vaso di fiori del dibattito democratico, il rischio di un’idea venduta al miglior offerente è sempre in agguato. Diventa quindi necessario chiedersi: quanto lunga è la strada tra il diritto di manifestare e la responsabilità di farlo? La questione ci colpisce, ci provoca, e sicuramente lascia aperti più interrogativi che risposte.

La questura, evitando scontri e polemiche, ha optato per una strada più cauta. Una scelta rispettabile, senza dubbio. Ma siamo sicuri che separare le idee dalle piazze sia davvero la soluzione? La narrazione continua e Roma, con le sue piazze, resterà in ascolto.

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