Cronaca
ROMA Trastevere istituito presidio fisso dei carabinieri

ROMA Trastevere istituito presidio fisso dei carabinieri. Il nuovo presidio si trova proprio al centro di quello che i trasteverini hanno ribattezzato il “triangolo delle bevute”, compreso tra piazza della Malva, piazza Trilussa e piazza Santa Maria in Trastevere.
ROMA Trastevere istituito presidio fisso dei carabinieri. Il tutto si è reso necessario perché durante le notti di movida all’incrocio tra vicolo del Cinque e via della Pelliccia si registrano episodi di spaccio di stupefacenti. Inoltre la quiete pubblica viene turbata dalle molteplici risse e dai lanci di bottiglie contro i portoni dei palazzi.
Dopo la protesta organizzata in piazza Trilussa il 15 giugno scorso dagli attivisti del comitato “Vivere Trastevere” contro la “dittatura del rumore” i militari della compagnia Trastevere hanno messo in campo un’attività sistematica per ripristinare la legalità. Finora ci sono state decine di arresti per spaccio, migliaia di euro di multe ai tanti cocktail bar che violano l’ordinanza anti-alcol e le norme sull’occupazione di suolo pubblico. Adesso sarà una gazzella dei carabinieri a presidiare in maniera stabile l’incrocio tra via vicolo del Cinque e via della Pelliccia.
Il consigliere del municipio I Stefano Marin ha dichiarato: “La misura è assolutamente utile a garantire la vivibilità in uno dei punti più frequentati del rione. Da anni si rilevava l’urgenza di adottare un simile provvedimento. Dopo tante segnalazioni finalmente si è restituita un po’ di vivibilità ai trasteverini”. Gli fa eco la presidente di “Vivere Trastevere” Dina Nascetti: “Ben venga il presidio fisso. Quel punto è pieno di locali che vendono alcol a prezzi bassissimi e sparano musica a tutto volume con le porte aperte. Ci dispiace essere dovuti arrivare a tanto ma la presenza dei carabinieri è l’unico strumento in grado di garantirci un po’ di normalità”.
RICORSO ALLA CORTE EUROPEA
200 residenti esasperati nel maggio scorso avevano presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per essere risarciti dalle istituzioni “del sonno negato”. In attesa del pronunciamento per controbilanciare l’assenza di misure adottate dall’amministrazione i carabinieri hanno moltiplicato gli sforzi. Nella notte di sabato hanno arrestato due spacciatori romani rispettivamente di 40 anni e 51 anni. I due sono stati individuati mentre vendevano alcune dosi di cocaina a un ragazzo in via San Francesco a Ripa. Nel corso della perquisizione a casa i carabinieri hanno trovato alcuni grammi di hashish. Ora verranno processati per direttissima. L’attività dei militari, proseguita fino all’alba, ha portato anche una pioggia di verbali. 14mila euro di multe ai commercianti per occupazione indebita di suolo pubblico e violazione dell’ordinanza anti-alcol, 6mila ai consumatori di alcol in strada dopo l’orario consentito. La stretta proseguirà nei prossimi giorni.
Attualità
”La verità che nessuno vuole accettare”: in carcere esce il libro di Gabriele Bianchi sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte

Dal carcere di Rebibbia arriva una pubblicazione che riapre ferite ancora vive nell’opinione pubblica: Gabriele Bianchi, uno dei protagonisti del brutale pestaggio che nel settembre del 2020 costò la vita a Willy Monteiro Duarte, ha scritto un libro in cui si proclama innocente e vittima di un sistema che, a suo dire, lo avrebbe condannato prima ancora del verdetto giudiziario.
Il volume, intitolato “La verità che nessuno vuole accettare”, è stato scritto nella cella in cui il 30enne di Alatri sta scontando una condanna definitiva a 28 anni di carcere. Nelle pagine del libro, Bianchi si dice bersaglio di un “processo mediatico già scritto” e sostiene che pochi attimi possono distruggere una vita, portando anche chi è innocente “all’inferno, senza aver peccato”.
La notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, Willy Monteiro Duarte fu picchiato a morte a Colleferro mentre tentava di difendere un amico da un’aggressione. La giustizia ha stabilito, in maniera definitiva, le responsabilità dei fratelli Marco e Gabriele Bianchi, con il primo condannato all’ergastolo e il secondo, appunto, a 28 anni. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno accolto parzialmente le richieste della Cassazione, riconoscendo le attenuanti a Gabriele ma rivedendo la pena in aumento rispetto al precedente appello, che gliene aveva inflitti 24. Oltre a loro, sono stati condannati anche Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, ritenuti complici nel delitto, rispettivamente a 23 e 21 anni di reclusione.
Nel libro, Bianchi ripercorre la sua versione dei fatti e prova a restituire un’immagine diversa di sé: “Non sono un mostro, non ho ucciso nessuno”, ribadisce con fermezza. Parla della sua vita sconvolta, di affetti perduti e sogni infranti, ma anche del conforto ritrovato nello sguardo del figlio durante i colloqui in carcere come simbolo, per lui, di un desiderio di rinascita.
Tuttavia, il racconto autobiografico si scontra con una realtà giudiziaria ben diversa: oltre alle condanne, entrambi i fratelli sono stati protagonisti di episodi controversi in carcere: Gabriele, stando a una testimonianza interna, avrebbe ostentato atteggiamenti di prepotenza affermando “Io sono il re, voi gli schiavi”. Marco, invece, risulta coinvolto in un’indagine che lo vede tra i detenuti sorpresi a usare illegalmente telefoni cellulari nella struttura di Pescara.
La pubblicazione del libro solleva interrogativi sul diritto di esprimersi anche da parte di chi è stato riconosciuto colpevole in via definitiva per reati gravissimi. È giusto dare voce a chi si professa innocente, pur avendo ricevuto una condanna severa da parte della giustizia? Oppure si rischia di legittimare una narrazione che può ferire ulteriormente i familiari della vittima e confondere l’opinione pubblica?
Quello che è certo è che, a quasi cinque anni dall’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il dolore per una morte assurda e ingiusta è ancora molto presente nella coscienza collettiva, e mentre Gabriele Bianchi tenta di riscrivere la sua verità, resta scolpita nella memoria una realtà ben più concreta: quella di un ragazzo generoso che ha perso la vita nel tentativo di difendere un amico e di una comunità intera che continua a chiedere giustizia e rispetto.
Cronaca
Un altro incendio a Ostia. Stavolta è il Faber Beach. Da accertare le cause dell’incendio

Ancora un rogo agli stabilimenti di Ostia. Stavolta è il famoso Faber Beach ad essere danneggiato per cause ancora da accertare. Infatti ieri sera intorno alle nove di sera, la sala operativa del Comando di Roma ha inviato a Ostia in Lungomare Paolo Toscanelli le squadre dei Vigili del fuoco di Ostia e dell’Eur con al seguito tre Autobotti, il Carro Autoprotettori ed il Capo Turno Provinciale per cercare un grande incendio un incendio che ha colpito tutto l’impianto balneare ormai generalizzato all’interno dello Stabilimento Faber Village Beach. Le operazioni di spegnimento sono durate tutta la notte dato che l’incendio aveva coinvolto tutta la struttura. Sul posto la Polizia e i Carabinieri, non ci sono stati feriti ma rimangono i dubbi su come sia potuto accadere.
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