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Uomo palpeggia una 15enne e poi si masturba davanti il portone di casa

Uomo palpeggia una 15enne davanti al portone di casa e poi si masturba. L’uomo è stato arrestato dai militari
Uomo palpeggia una 15enne – Un 35enne romano ha raggiunto una ragazza di 15 anni davanti al portone dopo averla vista da lontano. A quel punto con la scusa di chiedere informazioni, si è avvicinato alla ragazzina palpeggiandola e masturbandosi il tutto davanti al portone dell’abitazione. Violenza sessuale nel quartiere di Torpignattara, in via Camillo Manfroni. I militari passavano sul luogo e hanno notato da lontano l’uomo davanti al portone che si stava allontanando dalla ragazza. A quel punto si sono avvicinati e lo hanno arrestato. L’uomo ha fatto resistenza mentre i militari cercavano di bloccarlo, ed è stato subito arrestato. A suo carico altri precedenti di questo genere ed ora è stato portato a Regina Coeli. L’uomo ora è accusato di violenza sessuale aggravata e resistenza a pubblico ufficiale.
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BIMBA CON TUMORE DI 800 GRAMMI: SALVATA GRAZIE AL BAMBINO GESU’

‘Staffetta’ tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli per trattare una rara e voluminosa neoformazione fetale in una neonata prematura di appena 1,9 kg
Alla nascita pesava quasi due chili, ma portava con sé un tumore di ben 800 grammi, pari a oltre la metà del suo peso corporeo effettivo (1,1 kg). Grazie a un intervento intrauterino salvavita, effettuato mentre era ancora nella pancia della mamma e, subito dopo il parto, a un’operazione chirurgica di rimozione della massa, oggi la piccola – nata prematura alla 30° settimana di gestazione – è in buone condizioni di salute e sta per tornare a casa con la famiglia.
L’intervento fetale è stato eseguito all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli da un’équipe multidisciplinare coordinata dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Due settimane dopo la procedura salvavita, la piccola è nata al Bambino Gesù con parto cesareo e subito dopo è stata sottoposta all’asportazione del tumore.
La grande massa rimossa, un teratoma sacro-coccigeo, è una rara neoplasia che si sviluppa nella parte terminale della colonna vertebrale e colpisce circa 1 neonato ogni 35.000-40.000 nati vivi. Pur essendo solitamente benigna, può comportare gravi complicanze per il feto. Tra queste il rischio di scompenso cardiaco, idrope fetale e morte intrauterina.
Nel caso specifico, alla 28° settimana di gestazione, a seguito di una rapida e improvvisa crescita della massa tumorale, gli specialisti dei due ospedali hanno deciso di intervenire in epoca fetale con una procedura mininvasiva di lasercoagulazione ecoguidata dei vasi sanguigni della massa stessa, eseguita presso il comparto operatorio del San Pietro Fatebenefratelli. Utilizzando un laser a diodi è stato possibile ridurre l’afflusso sanguigno al tumore, rallentandone la crescita e permettendo di prolungare la gravidanza fino alla 30° settimana.
La gestione multidisciplinare è proseguita all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove la mamma ha poi partorito con parto cesareo programmato nell’ambito del ‘Progetto Nascita’ dedicato ai nascituri affetti da gravi patologie congenite. Dopo essere venuta alla luce, la neonata – che prima dell’intervento pesava 1,9 chili – è stata immediatamente operata per rimuovere completamente il teratoma di circa 800 grammi, pari ad oltre la metà del suo peso corporeo effettivo (1,1 kg). L’operazione, della durata di circa 3 ore, ha incluso anche la ricostruzione della regione sacrale.
Oggi, a poche settimane dalla nascita, la piccola è in buone condizioni cliniche: respira autonomamente e si alimenta per bocca. Sta per tornare a casa con la sua famiglia e proseguirà il percorso di follow-up chirurgico e oncologico con controlli periodici. Al Bambino Gesù vengono seguiti circa 4-5 casi all’anno di teratoma sacro-coccigeo; 6 i bambini affetti da questa rara patologia nati nell’Ospedale Pediatrico romano.
«In casi come questo, il tempo è un fattore determinante perché la tempestività dell’intervento consente di ridurre il rischio di scompenso cardiaco fetale che può portare alla necessità di una nascita molto prematura o alla morte in utero. Nel caso specifico, il corretto timing operatorio ha consentito di ‘stabilizzare’ il feto e di prolungare la gravidanza» sottolinea la dott.ssa Isabella Fabietti, chirurga fetale del Bambino Gesù. «È stato un lavoro di squadra rapido e coordinato, che ha fatto la differenza per il futuro di questa piccola paziente».
«L’approccio multidisciplinare, attivato sin dalla fase di diagnosi prenatale, si è rivelato fondamentale per garantire una pianificazione ottimale del percorso assistenziale nei suoi tre momenti chiave: prenatale, perinatale e postnatale» dichiara il dott. Andrea Conforti, responsabile di Chirurgia Neonatale e Pediatrica del Bambino Gesù. «Questo ha permesso di coordinare efficacemente numerose équipe afferenti a due diversi Ospedali, tutte coinvolte nella gestione di pazienti estremamente fragili. Grazie a questa pianificazione accurata è stato possibile eseguire, pochi minuti dopo la nascita, il complesso intervento di asportazione completa della massa sacrococcigea, con contestuale ricostruzione anatomica della regione perineale, salvaguardando strutture essenziali come il retto e le componenti nervose e vascolari deputate alla funzionalità della vescica e del colon distale».
LE ÉQUIPE COINVOLTE
Il caso della bambina con teratoma da 800 grammi è stato seguito da diverse équipe coordinate dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. In particolare, per l’Ospedale Pediatrico romano hanno collaborato gli specialisti delle Unità Operative di Medicina e Chirurgia Fetale e Perinatale (il responsabile prof. Leonardo Caforio e la dott.ssa Isabella Fabietti); Terapia Intensiva Neonatale (il responsabile dott. Andrea Dotta e la dott.ssa Irma Capolupo); Chirurgia Neonatale e Pediatrica (il responsabile dott. Andrea Conforti e la dott.ssa Barbara Daniela Iacobelli); Anestesia e Perioperatorio Intensivo (il responsabile dott. Simone Reali). Per l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, le Unità Operative di Ostetricia e Ginecologia (il responsabile prof. Marco Bonito); Anestesiologia e Rianimazione (il responsabile dott. Gianni Cipriani); Pediatria e Neonatologia (la responsabile dott.ssa Maria Eleonora Scapillati).
UN ‘PROGETTO NASCITA’ PER BAMBINI AD ALTO RISCHIO
Il Bambino Gesù copre tutte le specialità mediche e chirurgiche pediatriche, compresa la medicina materno-fetale, la ginecologia e la chirurgia fetale, ma non ha un reparto di degenza ostetrica. Con l’autorizzazione della Regione Lazio e l’accordo con l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, siglato nel marzo 2017, il Bambino Gesù è diventato a tutti gli effetti un ‘punto nascita’ per i casi ad alta complessità, a rischio di scompenso cardiaco e, quindi, di mortalità, che possono richiedere interventi in emergenza, anche con procedure assistenziali non convenzionali. L’obiettivo del ‘Progetto Nascita’, attivo da 8 anni, è quello di evitare a nascituri particolarmente vulnerabili i rischi del trasporto neonatale da una struttura all’altra, rendendo immediatamente disponibili, in un’unica sede, tutte le competenze ostetriche, neonatologiche e medico-chirurgiche necessarie alla gestione del caso.
Le future mamme vengono selezionate per il parto al Bambino Gesù da un apposito comitato (composto da anestesisti, ostetrici e chirurghi di entrambi gli ospedali) che valuta le caratteristiche della gravidanza e la gravità delle condizioni del bambino. Ogni nascita viene seguita da un’équipe mista Bambino Gesù – San Pietro. Dall’inizio del progetto ad oggi sono stati effettuati in totale 216 parti, di cui 12 nel 2025.
Roma e dintorni
Simonetta Cesaroni, i retroscena e un dattiloscritto inedito nel libro ‘L’intrigo di via Poma’

(Adnkronos) – Un retroscena mai raccontato prima, documenti inediti, un libro perduto: a pochi giorni dal 35esimo anniversario dell’omicidio di Simonetta Cesaroni – trovata senza vita il 7 agosto 1990 a Roma – è uscito in libreria ‘L’intrigo di via Poma – L’omicidio di Simonetta Cesaroni e il dattiloscritto perduto’ di Giacomo Galanti e Gian Paolo Pelizzaro (edizione Baldini+Castoldi, collana TempoReale).
Via Poma. Due parole. E nella mente di tanti si materializza una foto degli anni Novanta. C’è una giovane in spiaggia in costume da bagno intero di colore bianco. Si chiama Simonetta Cesaroni. Il 7 agosto 1990 viene uccisa a Roma nell’ufficio dove si recava due volte a settimana, di pomeriggio, per registrare al computer la contabilità. Il suo caso è ancora irrisolto – si ricorda nella presentazione del libro – ma il 19 dicembre 2024 l’omicidio è tornato al centro delle cronache per la decisione della gip di proseguire le indagini, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. I punti salienti del delitto che la giudice ha evidenziato nella sua ordinanza erano già stati puntualmente indicati in un lavoro del giornalista Gian Paolo Pelizzaro – dal titolo L’intrigo – pronto per la pubblicazione e acquisito agli atti dal magistrato di allora, il 31 ottobre 1996. Ed è stato un altro giornalista, Giacomo Galanti, a ritrovare il dattiloscritto di quel libro, mentre nel 2020 cercava i documenti per il podcast ‘Le ombre di via Poma’.
“Terminato di scrivere un libro-inchiesta su questa terribile vicenda, mi sono imbattuto in una testimonianza particolarmente importante. Sentii quindi il dovere di riferire tutto al magistrato, il 31 ottobre del 1996 mi recai in procura con il dattiloscritto del libro e il magistrato lo acquisì agli atti imponendo il riserbo per svolgere le indagini”, racconta all’Adnkronos Pelizzaro, giornalista, ricercatore e saggista spiegando che il suo lavoro all’epoca era incentrato sulla notizia di “fogli firma” usati dai dipendenti per registrare gli orari di entrata e di uscita sul posto di lavoro. Un particolare tornato prepotentemente alla ribalta delle cronache lo scorso anno, quando poi il gip ha respinto la richiesta di archiviazione del caso.
“Il libro è la pubblicazione di quel dattiloscritto che risaliva al ’96 con tutti gli aggiornamenti di ciò che è avvenuto dopo, proprio alla luce delle informazioni che avevo fornito agli inquirenti – spiega Pelizzaro – Questo libro è una ricostruzione complessiva di tutta la vicenda del delitto di via Poma con un taglio non aggressivo né scandalistico: ci abbiamo tenuto a scrivere di questa tragedia con il massimo rispetto per la vittima, per i parenti della vittima e per tutti coloro che sono stati trascinati dentro a questo caso”.
Giacomo Galanti, giornalista e autore di documentari, spiega: “Negli ultimi cinque anni ho lavorato tantissimo su questo caso, l’ho studiato a fondo e all’inizio mi sono imbattuto in questo dattiloscritto che Pelizzaro aveva iniziato a scrivere e che era stato acquisito agli atti. Un’idea di libro che non era stato mai pubblicato”.
E’ nato così il contatto tra i due giornalisti che, dopo l’ordinanza con la quale il gip ha respinto l’archiviazione, hanno deciso di lavorare al volume ora in libreria: “Per la prima volta un giudice mette nero su bianco tutte le ombre sul caso e che riguardano l’ufficio degli ostelli, dove è stata uccisa Simonetta, e alcune ingerenze esterne che probabilmente ci sono state – osserva Galanti – E visto che sia Gianpaolo Pelizzaro allora, sia io ci eravamo occupati di questi particolari, abbiamo pensato fosse il caso di riprendere il filo e di ricostruire tutto”.
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