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CASO Cucchi — Parla l’infermiere assolto: “Sembrava dormire, ma non rispose”

CASO Cucchi — Nella giornata odierna in aula, l’infermiere Giuseppe Flauto, già assolto nel processo a suo carico, ha ricordato la mattina del 22 ottobre 2009
CASO Cucchi, le parole dell’infermiere (assolto) nel corso del processo che vede imputati per omicidio preterintenzionale 5 carabinieri: “Lo trovai disteso su un fianco, con la mano sotto la testa. Sembrava dormire, ma non rispose. Lo trovai sempre con gli stessi vestiti. Gli proposi di cambiarsi e poggiai sul letto un sacco d’indumenti puliti ma lui mi rispose che non voleva nulla e mi chiese di buttarli via. L’unica cosa che ci consentì fu il cambio lenzuola. Gli domandai cosa gli era successo e perché aveva ecchimosi intorno agli occhi. Stefano soffriva e si lamentava per un forte dolore alla schiena ma mi disse che era caduto qualche giorno prima. Era magro e non si nutriva da giorni, così provai a convincerlo a mangiare. Con il medico, nel pomeriggio, volevamo fargli una flebo perché alcuni esami si stavano muovendo in segno negativo, ma lui rifiutò.
Arriviamo così alla notte prima del decesso. Con un collega gli somministrammo la terapia. Stefano era tranquillo, e mi sorprese il fatto che non mi chiese un antidolorifico. Intorno alla mezzanotte suonò il campanello ma affermò di essersi sbagliato. Fece lo stesso dopo circa un’ora, chiedendo della cioccolata, dopodiché non chiamò più. Verso le 6 di mattina, Stefano Cucchi fu trovato morto. Tentammo di rianimarlo ma non ci fu niente da fare. La polizia penitenziaria disse di lasciare il corpo così com’era perché doveva prima essere visionato dal magistrato. A quel punto mi recai in infermeria, arrivò il cambio turno, lasciai le consegne e smontai”.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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