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ROMA CAPANNELLE Crisi in atto: “Via ai licenziamenti”

ROMA CAPANNELLE Crisi ormai irreversibile per l’ippodromo romano. La società Hippogroup,che ha in concessione la struttura, ha comunicato la sua intenzione di restituire l’impianto al Campidoglio e contestualmente dare il via ai licenziamenti.
ROMA CAPANNELLE Crisi. La società Hippogroup, che ha in concessione la struttura dal Comune, ha comunicato la sua intenzione di “restituire l’impianto al Campidoglio“. La società ha inoltre comunicato che “in questi giorni inizieranno le procedure di licenziamento dei nostri dipendenti, un centinaio, ai quali non possiamo più garantire la prosecuzione del rapporto lavorativo“. Dal 2013 la concessionaria dell’ippodromo versa al Campidoglio 66 mila euro l’anno come canone di utilizzo della struttura, dove si svolgono mediamente 90 giornate di gare di galoppo e 80 di trotto. La concessione è scaduta e la società opera in proroga. Adesso, con il nuovo piano regolatore degli impianti sportivi il Comune chiede 2,4 milioni l’anno per la concessione.
LA NOTA DI HIPPOGROUP
“Questo è il risultato che il Comune di Roma ha voluto coscientemente perseguire sin dall’inizio. Per un anno e mezzo siamo stati presi in giro dall’assessore allo Sport, Daniele Frongia, e dal presidente della Commissione Sport, Angelo Diario. Questi due personaggi hanno inscenato un balletto sulla pelle dei lavoratori e degli operatori. Il 31 gennaio, all’ennesima riunione in assessorato, ci eravamo dati un mese di tempo. Come nuova presa in giro, Frongia ci ha fatto pervenire all’ultimo istante una proposta sul canone d’affitto totalmente irricevibile nella sua sproporzionata indeterminatezza che rispediamo al mittente. Siamo stanchi di chiacchiere e pezze a colori dell’ultimo minuto. Volevano che ce ne andassimo e ce ne andiamo. Spetterà al Comune, ora, garantire i costi per manutenzione e sorveglianza e manutenzione di base che costano circa mezzo milione di euro al mese, cifra che, da oggi in poi, spetterà al Campidoglio pagare con i soldi dei romani“.
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“Cucinavano tra i topi”: blitz in una pizzeria di Roma, scattano le multe
Una pizzeria-tavola calda situata nel quartiere Ottavia, nel XIV Municipio di Roma, è stata chiusa a seguito di un controllo congiunto tra gli agenti della sezione amministrativa del XIV Gruppo Montemario della Polizia Locale e il personale della ASL Roma 1. Il provvedimento è stato adottato dopo la scoperta di gravi carenze igienico-sanitarie, tra cui la presenza di infestanti, blatte ed escrementi di topo, riscontrati nei locali durante l’ispezione.
Oltre all’allarmante quadro igienico, sono state rilevate irregolarità nei titoli autorizzativi dell’attività commerciale. Al termine dei controlli, al titolare sono state comminate sanzioni per un ammontare complessivo di circa 9.000 euro.
Un secondo intervento ha interessato anche un bar, sempre nel territorio del XIV Municipio. In questo caso, le autorità hanno rilevato difformità nei titoli autorizzativi e ulteriori criticità sul piano igienico-sanitario. La ASL ha emesso una diffida, ordinando il ripristino delle condizioni idonee. Anche qui sono state inflitte sanzioni, per un totale di circa 8.000 euro.
Questi interventi si inseriscono nell’ambito delle attività di vigilanza portate avanti dalla Polizia Locale e dagli organi sanitari per garantire il rispetto delle normative in materia di sicurezza alimentare e la tutela della salute pubblica.
Questi episodi rappresentano l’ennesimo campanello d’allarme sulla necessità di controlli sistematici nei pubblici esercizi. I cittadini, spesso ignari delle condizioni in cui vengono preparati gli alimenti, hanno il diritto di consumare cibo in ambienti salubri e sicuri.
La tutela della salute pubblica non può essere lasciata alla buona volontà del singolo imprenditore, ma deve essere garantita da controlli frequenti, pene efficaci e un forte senso civico.
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BIMBA CON TUMORE DI 800 GRAMMI: SALVATA GRAZIE AL BAMBINO GESU’

‘Staffetta’ tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli per trattare una rara e voluminosa neoformazione fetale in una neonata prematura di appena 1,9 kg
Alla nascita pesava quasi due chili, ma portava con sé un tumore di ben 800 grammi, pari a oltre la metà del suo peso corporeo effettivo (1,1 kg). Grazie a un intervento intrauterino salvavita, effettuato mentre era ancora nella pancia della mamma e, subito dopo il parto, a un’operazione chirurgica di rimozione della massa, oggi la piccola – nata prematura alla 30° settimana di gestazione – è in buone condizioni di salute e sta per tornare a casa con la famiglia.
L’intervento fetale è stato eseguito all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli da un’équipe multidisciplinare coordinata dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Due settimane dopo la procedura salvavita, la piccola è nata al Bambino Gesù con parto cesareo e subito dopo è stata sottoposta all’asportazione del tumore.
La grande massa rimossa, un teratoma sacro-coccigeo, è una rara neoplasia che si sviluppa nella parte terminale della colonna vertebrale e colpisce circa 1 neonato ogni 35.000-40.000 nati vivi. Pur essendo solitamente benigna, può comportare gravi complicanze per il feto. Tra queste il rischio di scompenso cardiaco, idrope fetale e morte intrauterina.
Nel caso specifico, alla 28° settimana di gestazione, a seguito di una rapida e improvvisa crescita della massa tumorale, gli specialisti dei due ospedali hanno deciso di intervenire in epoca fetale con una procedura mininvasiva di lasercoagulazione ecoguidata dei vasi sanguigni della massa stessa, eseguita presso il comparto operatorio del San Pietro Fatebenefratelli. Utilizzando un laser a diodi è stato possibile ridurre l’afflusso sanguigno al tumore, rallentandone la crescita e permettendo di prolungare la gravidanza fino alla 30° settimana.
La gestione multidisciplinare è proseguita all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove la mamma ha poi partorito con parto cesareo programmato nell’ambito del ‘Progetto Nascita’ dedicato ai nascituri affetti da gravi patologie congenite. Dopo essere venuta alla luce, la neonata – che prima dell’intervento pesava 1,9 chili – è stata immediatamente operata per rimuovere completamente il teratoma di circa 800 grammi, pari ad oltre la metà del suo peso corporeo effettivo (1,1 kg). L’operazione, della durata di circa 3 ore, ha incluso anche la ricostruzione della regione sacrale.
Oggi, a poche settimane dalla nascita, la piccola è in buone condizioni cliniche: respira autonomamente e si alimenta per bocca. Sta per tornare a casa con la sua famiglia e proseguirà il percorso di follow-up chirurgico e oncologico con controlli periodici. Al Bambino Gesù vengono seguiti circa 4-5 casi all’anno di teratoma sacro-coccigeo; 6 i bambini affetti da questa rara patologia nati nell’Ospedale Pediatrico romano.
«In casi come questo, il tempo è un fattore determinante perché la tempestività dell’intervento consente di ridurre il rischio di scompenso cardiaco fetale che può portare alla necessità di una nascita molto prematura o alla morte in utero. Nel caso specifico, il corretto timing operatorio ha consentito di ‘stabilizzare’ il feto e di prolungare la gravidanza» sottolinea la dott.ssa Isabella Fabietti, chirurga fetale del Bambino Gesù. «È stato un lavoro di squadra rapido e coordinato, che ha fatto la differenza per il futuro di questa piccola paziente».
«L’approccio multidisciplinare, attivato sin dalla fase di diagnosi prenatale, si è rivelato fondamentale per garantire una pianificazione ottimale del percorso assistenziale nei suoi tre momenti chiave: prenatale, perinatale e postnatale» dichiara il dott. Andrea Conforti, responsabile di Chirurgia Neonatale e Pediatrica del Bambino Gesù. «Questo ha permesso di coordinare efficacemente numerose équipe afferenti a due diversi Ospedali, tutte coinvolte nella gestione di pazienti estremamente fragili. Grazie a questa pianificazione accurata è stato possibile eseguire, pochi minuti dopo la nascita, il complesso intervento di asportazione completa della massa sacrococcigea, con contestuale ricostruzione anatomica della regione perineale, salvaguardando strutture essenziali come il retto e le componenti nervose e vascolari deputate alla funzionalità della vescica e del colon distale».
LE ÉQUIPE COINVOLTE
Il caso della bambina con teratoma da 800 grammi è stato seguito da diverse équipe coordinate dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. In particolare, per l’Ospedale Pediatrico romano hanno collaborato gli specialisti delle Unità Operative di Medicina e Chirurgia Fetale e Perinatale (il responsabile prof. Leonardo Caforio e la dott.ssa Isabella Fabietti); Terapia Intensiva Neonatale (il responsabile dott. Andrea Dotta e la dott.ssa Irma Capolupo); Chirurgia Neonatale e Pediatrica (il responsabile dott. Andrea Conforti e la dott.ssa Barbara Daniela Iacobelli); Anestesia e Perioperatorio Intensivo (il responsabile dott. Simone Reali). Per l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, le Unità Operative di Ostetricia e Ginecologia (il responsabile prof. Marco Bonito); Anestesiologia e Rianimazione (il responsabile dott. Gianni Cipriani); Pediatria e Neonatologia (la responsabile dott.ssa Maria Eleonora Scapillati).
UN ‘PROGETTO NASCITA’ PER BAMBINI AD ALTO RISCHIO
Il Bambino Gesù copre tutte le specialità mediche e chirurgiche pediatriche, compresa la medicina materno-fetale, la ginecologia e la chirurgia fetale, ma non ha un reparto di degenza ostetrica. Con l’autorizzazione della Regione Lazio e l’accordo con l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, siglato nel marzo 2017, il Bambino Gesù è diventato a tutti gli effetti un ‘punto nascita’ per i casi ad alta complessità, a rischio di scompenso cardiaco e, quindi, di mortalità, che possono richiedere interventi in emergenza, anche con procedure assistenziali non convenzionali. L’obiettivo del ‘Progetto Nascita’, attivo da 8 anni, è quello di evitare a nascituri particolarmente vulnerabili i rischi del trasporto neonatale da una struttura all’altra, rendendo immediatamente disponibili, in un’unica sede, tutte le competenze ostetriche, neonatologiche e medico-chirurgiche necessarie alla gestione del caso.
Le future mamme vengono selezionate per il parto al Bambino Gesù da un apposito comitato (composto da anestesisti, ostetrici e chirurghi di entrambi gli ospedali) che valuta le caratteristiche della gravidanza e la gravità delle condizioni del bambino. Ogni nascita viene seguita da un’équipe mista Bambino Gesù – San Pietro. Dall’inizio del progetto ad oggi sono stati effettuati in totale 216 parti, di cui 12 nel 2025.
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