28 Marzo 2024

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Delitto Mollicone Ricoverato il padre di Serena: è grave

Delitto Mollicone Ricoverato il padre di Serena. Diciotto anni che cerca di far luce sull’omicidio della figlia e ora che la verità sembra vicina Guglielmo Mollicone si trova a combattere tra la vita e la morte.

Guglielmo Mollicone, il padre di Serena, si trova ora ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale ‘Spaziani’ di Frosinone. L’uomo ha avuto un infarto mentre si trovava nella sua casa ad Arce. Due settimane fa il papà aveva dovuto subire l’ennesima delusione. Un difetto nella notifica dell’udienza a una delle parti lese aveva costretto il giudice del tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, a rimandare al 15 gennaio l’udienza preliminare. E, di conseguenza, la decisione sulle richieste di rinvio a giudizio formulate a carico dei cinque imputati per l’omicidio.

Al termine della nuova inchiesta del sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo a rischiare il processo sono l’allora comandante della stazione dell’Arma, la moglie, il figlio e altri due carabinieri. Per gli inquirenti l’omicidio della studentessa sarebbe avvenuto proprio in caserma. L’ex comandante Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria, sono accusati di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. L’appuntato scelto Francesco Suprano di favoreggiamento personale in omicidio volontario. Il luogotenente Vincenzo Quatrale di concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio di un collega brigadiere.

Guglielmo non si è perso d’animo. Altri due mesi per lui erano niente rispetto a un inferno lungo diciotto anni tra false accuse e depistaggi in cui c’è chi cercò di far calare ombre anche su di lui. Serena scomparve da Arce il 1 giugno 2001. Il suo corpo senza vita, con mani e piedi legati e la testa in un sacchetto di plastica, ritrovato due giorni dopo in un boschetto ad Anitrella. Nel 2003 con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere finì agli arresti Carmine Belli. Un carrozziere di Rocca d’Arce poi assolto dopo aver trascorso da innocente quasi un anno e mezzo in carcere.

L’omicidio sembrava dovesse rimanere un giallo ma la Procura di Cassino, i carabinieri di Frosinone e papà Guglielmo non hanno mai mollato. Le indagini sono riprese nel 2008 quando, prima di essere interrogato, il brigadiere Santino Tuzi si tolse la vita. Gli investigatori ipotizzarono che il militare si uccise perché terrorizzato di dover parlare di quanto realmente accaduto nella caserma. Dopo i nuovi accertamenti dei carabinieri di Frosinone, dei colleghi del Ris e dei consulenti medico-legali, il sostituto procuratore Siravo è convinta che il giorno della sua scomparsa Serena si fosse recata presso la caserma dei carabinieri dopo una discussione con Marco Mottola. E che proprio lì, in un alloggio in disuso, sia stata aggredita.

La ragazza avrebbe battuto con violenza la testa contro una porta e, creduta morta, portata nel boschetto. Vedendo che respirava ancora sarebbe stata soffocata e sarebbero iniziati i depistaggi. “Questa volta la verità è vicina”, ha ripetuto Guglielmo Mollicone in questi giorni. Lo stesso comando generale dell’Arma ha chiesto di costituirsi parte civile per lottare al suo fianco.

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