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DIMISSIONI FIORAMONTI L’ira di Zingaretti

Dopo le dimissioni di Lorenzo Fioramonti esplode l’ira di Zingaretti. Il caso era nell’aria ma il premier Giuseppe Conte non si aspettava, all’antivigilia di Natale, la letterina di addio del ministro dell’Istruzione.
Adesso l’obiettivo è fare presto. Trovare il nome giusto nel M5S, incassare il via libera dei partiti che lo sostengono e designare il successore. Il tutto entro una settimana. Le dimissioni di Fioramonti fanno esplodere Nicola Zingaretti. “Bisogna sostituirlo prima dell’Epifania, altrimenti sarà un casino”, le parole del sottosegretario a Palazzo Chigi, Vincenzo Spadafora. Una fretta che sembrerebbe escludere l’ipotesi dell’interim per il premier. Lunedì scorso, al Consiglio dei ministri, Conte aveva confidato alla sua squadra il contenuto della missiva dell’ex ministro. Aveva spiegando di aver provato in ogni modo a fargli cambiare idea con argomenti come questo: “Tra il recupero dell’evasione e il contenimento dello spread troveremo altre risorse”.
Ma niente, Fioramonti ha messo in pratica il progetto di lasciare il Movimento, che secondo diversi esponenti dell’esecutivo aveva maturato da sette, otto mesi. Nel M5S raccontano che “da tempo inviava messaggi a Di Maio e Casaleggio minacciando di uscire dai 5 Stelle, per non restituire i 70.000 euro di debito accumulati col M5S”. Il tema dei soldi tiene banco nel governo, dove l’ordine che arriva è rilanciare le cifre stanziate nella legge di Bilancio per scuola, università e ricerca. Oltre due miliardi aggiuntivi nel triennio, quasi tre considerando le risorse per gli asili nido.
“Se i soldi non sono bastati è perché il problema per lui non erano i tre miliardi l’anno che invocava”, spiega un esponente M5S del governo. “Invece di dare battaglia sui giornali poteva farlo in Consiglio dei ministri, dove il più delle volte non veniva”. Se il premier non commenta è perché è seccato. E non vuole assolutamente aprire il capitolo rimpasto per paura che venga giù tutto.
Nicola Zingaretti è di umore altrettanto cattivo e gli chiede di trovare al più presto una soluzione adeguata e autorevole perché un settore importante come la scuola non può essere abbandonato. I collaboratori descrivono il segretario “molto irritato”, anzi “furioso” per “la sceneggiata” delle dimissioni, che al Pd definiscono “indecorose”. Eppure ai dem, come agli esponenti di Leu, le idee dell’ex ministro non dispiacevano e ora non sarà facile per Conte trovare la persona giusta. In gioco c’è la tenuta della maggioranza perché Fioramonti, descritto come “battitore libero”, “un cavallo pazzo”, con molte relazioni internazionali, sogna in grande. Il suo progetto è un partito ecologista su modello dei Verdi tedeschi, il cui primo passo sarebbe la scissione dal M5S e la creazione di un gruppo parlamentare alla Camera.
La nuova creatura sosterrebbe il governo ma farebbe a gara con Italia Viva di Renzi. Domani nella conferenza stampa di fine anno Conte risponderà su Fioramonti e le altre spine del governo, dalla prescrizione alla verifica. Il premier, che preferisce parlare di “rilancio attraverso un confronto”, è determinato a cambiare passo. Convocherà un paio di incontri di maggioranza dove chiederà “compattezza e responsabilità” e se i partiti non cambieranno stile farà sentire più forte la sua voce.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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