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Cronaca

ROMA Morto l’erede del clan Spada

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ROMA Morto l’erede del clan Spada

ROMA È morto all’ospedale San Camillo Enrico Spada, detto ‘Macistino’. Figlio di Ottavio Maciste. Il trentatreenne era considerato l’erede del clan, i vertici condannati all’ergastolo in primo grado. In manette erano finiti il padre e gli zii Carmine e Roberto mentre lui era stato assolto. Così si era preparato per guidare l’organizzazione che ha sede a Ostia.

Morto l’erede del clan Spada. Con il suo decesso, avvenuto per una patologia cardiaca, si è aperta la questione dei funerali del figlio del boss. Come spiega il Messaggero la questura è al lavoro per blindare le esequie e bloccare ogni show in stile Casamonica. Ai familiari verrà notificato un provvedimento che obbliga a svolgere una cerimonia strettamente privata, senza alcun tipo di “modalità clamorose”. Vietate carrozze con cavalli, musica a tutto volume, elicotteri e petali di fiori sulla folla.

Istituzioni e forze dell’ordine, in borghese e in divisa, saranno in allerta per monitorare la situazione ed evitare che si creino spiacevoli episodi. Non è però del tutto escluso l’ingaggio di uno dei cantanti neomelodici napoletani per un breve concerto. Nei giorni scorsi era perfino circolato il nome di Tony Colombo, il cantautore che pochi mesi fa ha sposato Tina Rispoli, vedova del boss della camorra Gaetano Marino. Sul loro matrimonio era stata persino aperta un’inchiesta dalla Procura Antimafia. Dopo il caso dei funerali del boss dei Casamonica in stile il Padrino l’allerta a Ostia è massima.

Per l’ultimo omaggio è prevista la partecipazione di una moltitudine di persone e la sicurezza non può permettersi nessun errore. ‘Macistino’ si chiamava Enrico Spada come ‘Pelè’, uno dei primi boss del clan di Ostia Nuova. Sieropositivo, minacciava di infettare chiunque non si piegasse agli ordini degli Spada. Morì di Aids in carcere nel 2016 e anche per lui furono vietati i funerali show. A Ostia le forze dell’ordine si stanno preparando per entrare in azione. Non dovrebbero esserci imprevisti e i funerali dovrebbero avvenire senza clamori. In ogni caso gli agenti saranno presenti su tutto il litorale.

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Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

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Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato, presso il porto di Civitavecchia, un carico di
cocaina occultato all’interno di un container refrigerato in arrivo dall’Ecuador.

Nel corso dei normali controlli svolti nell’area portuale, le “fiamme gialle” del Gruppo di Civitavecchia hanno notato un gruppo di persone a piedi che si aggiravano nei pressi della banchina. Dopo l’intimazione dell’alt, il gruppo si è dato alla fuga e, poco distante, i militari hanno rinvenuto tre borsoni contenenti 45 panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 50 chilogrammi. Secondo le stime, il carico avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio ricavi per circa 5 milioni di euro.

Il procedimento penale è attualmente in fase di indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inserisce nel più ampio quadro delle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico internazionale condotte dalla Guardia di Finanza all’interno degli spazi portuali, quale presidio permanente a tutela della sicurezza economica e della salute pubblica.

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Cronaca

Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

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Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.

Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.

Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.

Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?

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