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Caso Willy Duarte, la bella vita degli imputati a spese dello Stato

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Caso Willy Duarte, la bella vita degli imputati a spese dello Stato

In corso le indagini dei Carabinieri per gli accertamenti sulla reale situazione economica dei fratelli Bianchi e del resto della banda: tutti percepivano il reddito di cittadinanza

Abiti griffati, orologi d’oro, macchine da 70mila euro. E ancora post su Instagram dove si fanno immortalare in hotel di lusso nelle zone più in della Penisola. Sembrerebbe uno stile di vita da persona molto abbiente quello che ostentavano i fratelli Bianchi sui loro social. Un dato che sembra contraddire palesemente la loro situazione reddituale dichiarata, ossia quella di “nullatenenti”. Al punto da ottenere il reddito di cittadinanza. Come loro anche il resto della banda coinvolta nel caso dell’omicidio Duarte: oltre a loro due infatti, anche Francesco Belleggia e Mario Pincarelli percepivano il reddito di cittadinanza attraverso i loro capi famiglia, che li hanno dichiarati come familiari a carico, senza reddito.

Gli accertamenti eseguiti dalla Guardia di Finanza di Colleferro

Dai controlli eseguiti risulta che nell’insieme il gruppo abbia percepito dallo Stato una somma di circa 33mila euro. Di questi 28.747 mila euro devono essere recuperati in quanto ingiustamente percepiti. Questo il risultato degli accertamenti patrimoniali eseguiti dalla Guardia di Finanza di Colleferro che li ha denunciati e segnalanti all’Inps, che dovrà ora recuperare quella cifra. Sotto accusa anche alcune lacune nella compilazione dei moduli per la richiesta, che avrebbero facilitato da parte loro l’ottenimento del reddito di cittadinanza. Gli imputati intanto tramite i loro avvocati negano fermamente di averlo mai ricevuto, e anzi dichiarano di non sapere neanche di cosa tratti e di non averne fatto richiesta.

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.

Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.

Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.

Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.

Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.

“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.

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