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Cronaca

Incidente Fonte Nuova, spunta l’ipotesi di un guasto alla macchina

Incidente Fonte Nuova, nuove piste nel lavoro degli investigatori

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Incidente Fonte Nuova, spunta l’ipotesi di un guasto alla macchina

Incidente Fonte Nuova, la dinamica non è ancora chiara. Al momento l’unica cosa certa è che fatale per i 5 ragazzi all’alba di venerdì scorso è stato lo schianto. Maggiori sviluppi sono comunque attesi dagli esiti delle autopsie sui corpi delle giovanissime vittime. Gli esami, disposti ieri dalla Procura di Tivoli, saranno svolti presso l’Istituto di Medicina Legale della Sapienza e i risultati saranno noti in alcuni giorni. Al vaglio dei Carabinieri intanto ci sono due video, oltre alle informazioni raccolte sul posto. La ricerca di elementi utili però non si ferma.

Chi ne è in possesso – avvertono i magistrati – ha l’obbligo morale prima che giuridico di prendere contatti con i Carabinieri o con la Procura“. E a breve potrebbe essere sentito il 21enne sopravvissuto, l’unico del gruppo a salvarsi. Il ragazzo si è risvegliato nel reparto di neurochirurgia del Sant’Andrea. Per lui la Tac ha fortunatamente escluso complicazioni. Una buona notizia, cui ha fatto subito da contraltare quella della morte dei suoi cinque amici. Sulla tragedia, sentito dai genitori, avrebbe proferito solo pochi dettagli: “Ero seduto dietro, al centro. I corpi dei miei amici mi hanno protetto“.

Intanto gli inquirenti hanno fornito alcuni dettagli preliminari. Uno su tutti, la velocità a cui procedeva la 500. 100 km orari: una stima ricavata però solo da un passaggio, intercettato dalle telecamere di zona, in quel tratto di via Nomentana. Ma non si esclude nemmeno che a causare il sinistro possa essere stato un guasto meccanico occorso alla macchina. Proprio per dissipare ogni dubbio in proposito, nei prossimi giorni il veicolo verrà sottoposto ad accertamenti tecnici.

Attualità

Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?
Sta facendo discutere la scelta di affidare all’attrice britannica Cynthia Erivo – donna, nera e apertamente omosessuale – il ruolo di Gesù nel celebre musical Jesus Christ Superstar. Una decisione che viene vista da alcuni come un atto di coraggio e inclusività, ma per altri rappresenta un ulteriore passo verso lo svuotamento dei simboli identitari in nome di una visione ideologica.

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.

L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.

Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.

E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.

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Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

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Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.

Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.

Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.

Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.

L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.

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