Cronaca
Incidente Casal Palocco, parla Matteo Di Pietro: “Sono distrutto”
Incidente Casal Palocco, le dichiarazioni rese al gip dallo youtuber attualmente agli arresti domiciliari

Incidente Casal Palocco, Matteo Di Pietro è “distrutto per quello che è successo“. A confermarlo è stato lui stesso, durante l’interrogatorio di garanzia cui è stato sottoposto questa mattina. Il 20enne è arrivato a Piazzale Clodio accompagnato dal suo difensore, avvocato Antonella Benvenuti, e per oltre un’ora ha risposto alle domande del Gip Angela Gerardi.
“È una tragedia per tutti – ha spiegato la legale – Ci sono due famiglie che, come il mio assistito, sono distrutte. In questa fase attendiamo l’esito delle consulenze tecniche disposte dalla Procura sui dispositivi sequestrati e sulla velocità del Suv“.
Intanto trova conferme una circostanza emersa nell’ordinanza di arresti domiciliari. Ovvero quella secondo cui gli amici a bordo del Suv avrebbero chiesto allo youtuber di moderare la velocità. Una richiesta che sarebbe stata avanzata già il giorno precedente lo schianto contro la Smart in via di Macchia Saponara.
“Ero seduto sul sedile centrale posteriore – ha raccontato un giovane presente sulla Lamborghini al momento dell’incidente – Non guardavo la strada perché avevo la telecamera in mano e mi stavo riprendendo. Una volta finito di registrare, mi sono rivolto a Matteo e gli ho chiesto di andare piano“.
“Percepivo che stesse andando veloce – aggiunge – Ma quando ho visto la Smart ne ho avuto la certezza. Anche un altro di noi ha fatto a Matteo la stessa raccomandazione, sia pochi minuti prima dell’incidente che nei giorni. Al momento dello schianto, Matteo sapeva che lo stavamo riprendendo all’interno dell’auto ma non ha interagito con la telecamera“.
Cronaca
Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato, presso il porto di Civitavecchia, un carico di
cocaina occultato all’interno di un container refrigerato in arrivo dall’Ecuador.
Nel corso dei normali controlli svolti nell’area portuale, le “fiamme gialle” del Gruppo di Civitavecchia hanno notato un gruppo di persone a piedi che si aggiravano nei pressi della banchina. Dopo l’intimazione dell’alt, il gruppo si è dato alla fuga e, poco distante, i militari hanno rinvenuto tre borsoni contenenti 45 panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 50 chilogrammi. Secondo le stime, il carico avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio ricavi per circa 5 milioni di euro.
Il procedimento penale è attualmente in fase di indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inserisce nel più ampio quadro delle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico internazionale condotte dalla Guardia di Finanza all’interno degli spazi portuali, quale presidio permanente a tutela della sicurezza economica e della salute pubblica.
Cronaca
Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.
Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.
Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.
Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?
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