Cronaca
Colosseo: la tendopoli abusiva che scredita Roma davanti al mondo

Colosseo- Nel cuore del centro storico di Roma, una tenda da campeggio color verde militare è diventata l’abitazione di una coppia, posizionata strategicamente per offrire una vista invidiabile anche sulla Basilica di Santa Francesca Romana e via dei Fori Imperiali.
Tuttavia, questo pittoresco scenario ha suscitato polemiche, poiché la tenda è diventata parte del paesaggio urbano, accanto a scarpe abbandonate, contenitori di plastica e sacconi di vestiario, creando un’immagine di degrado nella zona.
Il consigliere capitolino Federico Rocca di Fratelli d’Italia ha sollevato la questione, sottolineando la necessità che il sindaco e l’assessore prendano azioni concrete per mantenere il decoro nell’area dei Fori Imperiali e del Colosseo. La presenza di questa “abitazione” improvvisata ha generato preoccupazione per l’immagine che la città offre ai suoi visitatori.
Non solo in questa zona, ma anche lungo viale Pretoriano con vista sulle Mura Aureliane, si registra un fenomeno simile. Decine di senzatetto hanno allestito tende, lasciando rifiuti e bottiglie sparse, creando disagio tra residenti, studenti e lavoratori che frequentano la zona tra la stazione Termini e San Lorenzo.
Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, i tentativi di sgombero si sono dimostrati temporanei, poiché le tende riappaiono regolarmente, occupate da persone provenienti dall’Africa, attrezzate con angoli relax improvvisati e fuochi per scaldarsi.
Questi episodi evidenziano la complessità del problema dell’abitare abusivo nelle zone urbane, richiedendo non solo interventi di sgombero ma anche soluzioni a lungo termine per affrontare le sfide legate alla sicurezza e alla vivibilità delle strade di Roma.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
Attualità
Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.
Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.
Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.
Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.
L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.
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