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Addio a Herlinde Deutsch Gruber: La madre di Lilli Gruber si spegne a 96 anni

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Addio a Herlinde Deutsch Gruber: La madre di Lilli Gruber si spegne a 96 anni

Herlinde Deutsch Gruber: Una Vita Lunga 96 Anni

Herlinde Deutsch Gruber, madre della nota giornalista Lilli Gruber, è deceduta all’età di 96 anni a Egna (Neumarkt), in provincia di Bolzano. Da anni risiedeva qui insieme al marito, Alfred Gruber. I funerali avranno luogo venerdì 22 dicembre alle ore 15 presso la chiesa parrocchiale di San Nicola ad Enna.

Le Origini e il Legame con il Sudtirolo

Nata a Brunico il 12 maggio 1927, Herlinde Deutsch Gruber ha mantenuto un forte legame con la sua terra d’origine nonostante le numerose trasferte. Negli anni ’60, la famiglia si spostò da Bolzano a Verona, ma Herlinde restò sempre profondamente legata al Sudtirolo e alla lingua tedesca.

Una Donna Emancipata e Aperta

Micki Gruber, sorella di Lilli, ha sempre descritto la madre come una donna emancipata e aperta, distinta per il suo pensiero avanzato rispetto ai tempi. Quest’immagine è stata confermata anche dalla stessa Lilli Gruber durante un’intervista con Mara Venier a Domenica In, in cui ha ricordato come sua madre trattasse in maniera moderna e libera argomenti considerati tabù, come l’importanza della verginità prima del matrimonio.

Un Ricordo Ammirato

Lilli Gruber ha espresso con grande ammirazione la modernità e l’apertura mentale che caratterizzavano sua madre. Questi tratti distintivi hanno influenzato profondamente la giornalista, lasciando un’eredità di progressismo e apertura che segna un capitolo importante della loro famiglia.

Conclusioni

La morte di Herlinde Deutsch Gruber rappresenta la perdita di una figura significativa, non solo nella vita della famiglia Gruber ma anche per coloro che hanno avuto la fortuna di conoscere la sua storia. La sua vita lunga e piena di esperienze rimarrà un ricordo vivo nei cuori di chi l’ha amata.

[Fonte](https://www.fanpage.it/spettacolo/personaggi/e-morta-herlinde-deutsch-gruber-madre-di-lilli-gruber-aveva-96-anni/)

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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