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A Roma c’è il problema dei lavavetri invadenti che nessuno tollera

Non è il primo problema della città, ma sicuramente uno dei principali mentre si è alla guida e ci si ferma a un semaforo. Dall’imbocco della Tangenziale, a Porta Maggiore; da Piazza Fiume fino a Castro Pretorio, c’è un problema su cui nessuno dice nulla, ovvero quello dei lavavetri a Roma.
Per carità, tutti dobbiamo guadagnarci da vivere, però le prepotenze che fanno tanti lavavetri a Roma, spesso di etnia rom o di nazionalità romena, agli automobilisti romani sono sopra le righe. Soprattutto quando alla guida c’è una donna, una persona anziana o un uomo distinto con una bella macchina.
E’ il nostro mestiere quindi ci facciamo caso, ma girando per tutta Roma vedendo l’arroganza con cui insistentemente tanti poggiano l’asciugavetri sul vetro della macchina è esagerata (qui uno dei tanti casi sparsi in città).
Nella mente del lavavetri abusivo il pensiero è sempre lo stesso “Tanto la signora i soldi me li da” oppure “Tanto il vecchietto non mi dice nulla“; oppure “Questo è vestito bene quindi i soldi ce li ha“. Fateci caso quando state fermi a un semaforo, il lavavetri abusivo non si avvicina quasi mai all’uomo di fisicità pronunciata o dall’aspetto ‘strong’.
La normativa riguardo i lavavetri a Roma e nelle altre città
Quante volte dobbiamo fare le ‘facce brutte’ per non fargli poggiare lo strumento sul vetro della nostra autovettura? Oppure iniziare una brevissima colluttazione verbale per far rispettare la nostra volontà di non farci pulire il vetro?
Il fenomeno sta assumendo ormai livelli insopportabili. Diversi comuni stanno cercando di togliere dalle strade questi mestieri non autorizzati sul suolo pubblico e che turbano il traffico. Qui a Roma invece nessuno dice nulla, Vigili Urbani compresi.
Non sappiamo più nulla della vecchia ordinanza, ma sia la Raggi che Gualtieri hanno fatto ben poco per far rispettare le regole. Attendiamo una nuova ordinanza del sindaco, perché il livello di decenza e decoro sono sempre più bassi rispetto alle altre capitali europee.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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