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Previsioni 2024: Aeroporti di Roma, più passeggeri e nuove rotte da Fiumicino e Ciampino

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Previsioni 2024: Aeroporti di Roma, più passeggeri e nuove rotte da Fiumicino e Ciampino

Il 2024 per gli aeroporti di Roma si prefigura all’insegna del Nord America e dell’Asia. Durante l’estate, si prevedono nuovi collegamenti diretti di Ita, nuove rotte per Ryanair e nuovi percorsi per Izmir, Eurowings per Hannover e Norimberga, Volotea per Brest e Jet2.com per Edimburgo. Si invitano i volatori a unirsi al nuovo canale WhatsApp di Roma Fanpage.it per rimanere aggiornati.

L’anno 2024 dovrebbe segnare un record per gli aeroporti di Roma, con il numero di voli e viaggiatori che potrebbe superare anche i livelli del 2019, l’ultimo anno prima della pandemia. Secondo una nota di Aeroporti di Roma, l’aumento del traffico passeggeri registrato nell’ultimo semestre del 2023, insieme all’evidente destagionalizzazione dei flussi aerei, fa prevedere record per il 2024.

La ripresa del traffico aereo a Roma è principalmente basata sui collegamenti con l’Asia, e particolarmente con la Cina. Segue il mercato del Nord America, con USA, Canada e Messico. Durante i giorni di punta, sono stati registrati fino a 34 collegamenti diretti al giorno dall’Aeroporto di Roma Fiumicino, con ben 11 voli solo per New York. Il numero di collegamenti è andato crescendo fino a un incremento del 50% rispetto al periodo pre-pandemico, grazie ai nuovi voli messi in atto da ITA Airways e alle compagnie aeree americane.

Nella stessa prospettiva, l’Aeroporto Leonardo da Vinci si classifica come il terzo hub europeo, dopo Londra e Parigi, per collegamenti diretti verso New York. Nel febbraio 2024, si stima che i voli verso l’America del Nord raggiungeranno i 73 a settimana, il 70% in più rispetto a febbraio 2019. Si prevedono nuove destinazioni da Roma, come Chicago, Toronto, Riyadh, Accra, Dakar, Jeddah, e Kuwait City. Si prevede anche il potenziamento delle compagnie aeree a basso costo, come Ryanair e Wizzair, e l’introduzione di nuove rotte a breve e medio raggio da parte di compagnie internazionali come SunExpress per Izmir, Eurowings per Hannover e Norimberga, Volotea per Brest e Jet2.com per Edimburgo.

Ryanair ha recentemente annunciato l’apertura di sette nuove rotte da Roma, portando il totale a 82. Le nuove rotte contribuiranno ad un aumento del 15% dei passeggeri, portandoli oltre gli 11 milioni annui. Nel 2023, oltre 44,4 milioni di passeggeri sono transitati negli aeroporti di Roma, con Fiumicino che ha accolto più di 40,5 milioni di passeggeri, segnando un incremento del 38% rispetto al 2022, e Ciampino che ne ha accolti 3,9 milioni. Rispetto al periodo precedente alla pandemia, il 93% dei voli è stato ripristinato, grazie principalmente alle rotte extraeuropee ed europee.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

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Quando la fede diventa spettacolo: il caso del nuovo imam di Bologna

La figura dell’imam, tradizionalmente, ha un ruolo fondamentale: guida spirituale, punto di riferimento religioso e promotore di dialogo e di pace nella comunità. Ma cosa accade quando la predicazione si trasforma in spettacolo social, e le invocazioni in contenuti virali su TikTok?

È quanto sembra emergere dal caso del nuovo imam di Bologna, subentrato dopo che lo storico imam Zulfiqar Khan è rimasto bloccato in Pakistan per motivi di sicurezza nazionale. Il nuovo arrivato, giovane e popolare, ha portato con sé un linguaggio decisamente più acceso, una comunicazione più aggressiva e una presenza social sempre più invadente.

Le dichiarazioni dell’imam, come quando critica i musulmani che si scambiano gli auguri di Natale, definendo questo gesto inaccettabile perché “a Natale è nato il figlio di Dio, e dire che Allah abbia un figlio è un insulto”, oppure quando afferma che donne e uomini non dovrebbero parlarsi liberamente, non sono semplicemente controverse: sono l’espressione di una visione chiusa e rigida, profondamente in contrasto con i principi di libertà e convivenza che costituiscono le fondamenta della nostra società democratica

Non è questo l’Islam che conosciamo attraverso tante persone musulmane che vivono e lavorano pacificamente in Italia, che credono in una fede fatta di rispetto, carità, umiltà e fratellanza. Non è questo l’Islam che, anche nelle sue interpretazioni più conservatrici, invita al confronto con il mondo e non alla sua demonizzazione.

Ma è proprio qui il punto dolente: il confine tra religione e ideologia, tra fede e potere, tra guida spirituale e influencer radicale. La religione, qualunque essa sia, non può essere usata per intimidire, per imporre un modello di comportamento che nega libertà individuali, specialmente alle donne.

La preoccupazione sollevata da alcune voci politiche non può essere liquidata come semplice allarmismo: siamo di fronte a una forma di radicalizzazione che si traveste da predicazione, ma che nei fatti mina le basi della convivenza civile. Quando un imam, per di più giovane e popolare sui social, usa il pulpito per attaccare, giudicare e dividere, non sta diffondendo fede: sta alimentando una cultura del sospetto, della chiusura e del controllo.

La cosa più pericolosa è che tutto questo avviene sotto gli occhi di tutti, in video che raggiungono migliaia di visualizzazioni e parlano a un pubblico spesso giovane, in cerca di riferimenti e identità.

Continuare a ignorare questi segnali significa lasciare spazio all’estremismo, legittimarlo con il silenzio e permettere che cresca anche dove si dovrebbe invece coltivare il dialogo.

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