Attualità
8 marzo 2024: orari e percorso del corteo a Roma per “Non Una Di Meno”

Strade chiuse e bus deviati per il corteo organizzato da Non una di meno a Roma in occasione dello sciopero globale transfemminista per l’8 marzo, Giornata Internazionale dei diritti delle donne. Il corteo partirà alle ore 14 da largo Ugo La Malfa.
Per l’8 marzo 2024, a Roma si tiene lo sciopero globale transfemminista. Il corteo organizzato da Non una di meno partirà alle ore 10 da piazzale Ugo La Malfa con arrivo previsto alle ore 14 a largo Bernardino da Feltre. Sono attese circa 200 persone e diverse strade saranno chiuse e i bus deviati per permettere il passaggio dei manifestanti.
Il percorso del corteo prevede la partenza alle ore 10 da piazzale Ugo La Malfa con arrivo alle ore 14 a largo Bernardino da Feltre, passando per via del Circo Massimo, viale Aventino, piazza Albania, viale della Piramide Cestia, piazza di Porta San Paolo, via Marmorata, piazza dell’Emporio, Ponte Sublicio, piazza di Porta Portese, via di Porta Portese e via Girolamo Induno.
Le strade interessate dal passaggio del corteo saranno chiuse al traffico fino al termine dell’evento. Alcune linee di autobus saranno deviate o limitate, tra cui le linee H, 3, 8, 23, 30, 44, 75, 77, 81, 83, 115, 118, 160, 170, 280, 628, 715, 716, 718, 719, 769, 775 e 781.
La manifestazione dell’8 marzo 2024 a Roma si propone di denunciare le politiche familiste, razziste e nazionaliste che alimentano sfruttamento e violenza, evidenziando le difficoltà di accesso ai servizi e il peso del lavoro di cura che ricade principalmente su donne e altre categorie svantaggiate.
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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