Attualità
De Rossi alla Roma, Mourinho sembra un dinosauro: la vera differenza non è in campo

Daniele De Rossi ha cambiato radicalmente la situazione della Roma in meno di due mesi. La squadra sta giocando molto bene e ha ottenuto sette vittorie, due pareggi e una sconfitta sotto la guida di De Rossi. In campionato, la squadra si avvicina alla zona Champions e in Europa League ha raggiunto i quarti di finale dopo una vittoria per 4-0 contro il Brighton. Il clima intorno alla squadra è diventato più sereno e i giocatori sembrano felici e sereni.
Il bilancio di De Rossi come allenatore giallorosso è stato eccezionale, con ventisette gol segnati e undici subiti in poche settimane. La Roma ha cambiato modulo di gioco, passando da un 3-5-2 difensivo a una difesa a quattro, con una squadra più equilibrata e veloce. I giocatori come Pellegrini e Dybala si stanno mettendo in luce, contribuendo alla trasformazione della squadra.
De Rossi è molto soddisfatto dei risultati ottenuti con la sua Roma e si vede una grande differenza rispetto all’epoca di Mourinho. Il clima intorno alla squadra è diventato più positivo e divertente, con i giocatori che sembrano apprezzare il nuovo approccio dell’allenatore. Le parole di De Rossi verso i suoi giocatori sono molto diverse da quelle di Mourinho, che spesso criticava duramente la squadra e i singoli giocatori.
La magia di Mourinho non si è vista con la Roma, ma quella di De Rossi è evidente e il suo lavoro sta dando risultati positivi. Il giocatore Celik è stato elogiato in modo molto diverso da De Rossi rispetto a prima, dimostrando il cambiamento nella gestione della squadra. Le parole dell’allenatore testimoniano un approccio più positivo e motivante nei confronti dei suoi giocatori.
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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