Attualità
Progetto stadio Roma a Pietralata non ancora presentato

Con la conclusione del dibattito pubblico sullo stadio, spetta all’As Roma presentare il progetto definitivo sull’impianto di Pietralata. Tuttavia, il motivo per cui la società giallorossa non ha ancora presentato il progetto è legato alle indagini archeologiche in corso nell’area dell’impianto.
Il presidente del Municipio IV, Massimiliano Umberti, ha spiegato che il progetto della Roma è praticamente pronto, ma è bloccato dalle indagini archeologiche necessarie per determinare la posizione dello stadio. Il progetto definitivo, completo ma non ancora visto da Umberti, è in attesa di tali indagini.
Il nodo principale è rappresentato dalle indagini archeologiche nell’area dello stadio, su cui la Roma e la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Capitale hanno avuto un lungo scambio di comunicazioni per definire queste indagini.
Il progetto definitivo dello stadio dovrà essere accompagnato da un piano economico-finanziario e approvato dall’Assemblea Capitolina. La Regione Lazio aprirà la conferenza dei servizi decisori, dopo la verifica delle prescrizioni e osservazioni del Campidoglio e degli enti interessati. L’inaugurazione dello stadio nel 2027, per il centenario della società, è l’obiettivo dell’As Roma.
La Soprintendenza ha evidenziato che lo stadio attualmente si sovrappone a resti archeologici e ha richiesto modifiche progettuali per evitarne l’interferenza. Ulteriori indagini archeologiche potrebbero portare a modifiche nella posizione dello stadio, in attesa dei risultati delle ricerche degli archeologi.
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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