Attualità
Boss droga gambizzato a Tor Bella Monaca

Attentato a Giancarlo Tei
Giancarlo Tei è il 27enne gambizzato sabato sera a Tor Bella Monaca. Ritenuto uno degli uomini chiave dello spaccio romano, per lui era stato chiesto l’arresto solo pochi giorni fa.
La dinamica dell’attentato
Gli hanno sparato cinque colpi d’arma da fuoco, colpendolo al gluteo e alla coscia. L’impressione è che volessero ucciderlo, e che solo per caso i sicari non ci siano riusciti: Giancarlo Tei, 27 anni, considerato uno dei boss con in mano lo spaccio di Tor Bella Monaca, ha rischiato di perdere la vita sabato sera. L’attentato è avvenuto in via Scozza, proprio nei pressi della sua abitazione: le sue urla sono risuonate in tutta la zona. A portarlo in ospedale, al Policlinico di Tor Vergata, è stata la madre.
Le indagini e le conseguenze
Sottoposto a una delicata operazione, Tei se la caverà. Già in passato era stato ferito a colpi d’arma da fuoco. Ma chi gli ha sparato, ha detto ai carabinieri che indagano sul caso, non lo sa. O almeno così dice, dato che nel mondo della criminalità organizzata fare nomi non è prassi comune, anche in casi estremi come quelli di un tentato omicidio.
Legami criminali e richiesta di arresto
Per Tei, solo pochi giorni fa, la Procura di Roma aveva chiesto l’arresto. Secondo gli investigatori Tei non è un pusher qualunque, ma uno dei capi dello spaccio nella zona di Tor Bella Monaca, con legami non solo con il boss albanese Elvis Demce, già braccio destro di Fabrizio ‘Diabolik’ Piscitelli, ma anche con la ‘ndrangheta. Il suo sarebbe un ruolo così di rilievo, da portarlo a trattare direttamente con le cosche per portare la droga a Roma.
Attualità
Vannacci sul Leoncavallo: “Antagonisti e alternativi lo facciano non alle spese della società”

Era il 21 agosto quando il Leoncavallo è stato definitivamanente sgomberato dopo ben 133 rinvii. Una cosa mai vista per un normale cittadino, ma il caso del centro sociale più famoso d’Italia è stata soprattutto una cosa politica. protetta dalla sinistra con il consenso degli amici degli amici.
Sulla questione è intervenuto l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci,
“Il Leoncavallo andava sgomberato. Anzi mi stupisce che ci siano voluti 31 anni perché in uno Stato libero e democratico non può sopravvivere alcuno spazio di illegalità, alcuno spazio dove la sopraffazione e la prevaricazione dominano sullo Stato e sull’ordine costituito. Quindi non so se si possa chiamare cultura quella che è stata effettuata o creata all’interno del Leoncavallo”.
Queste le parole dell’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, nel corso del programma “Filorosso”, condotto da Manuela Moreno, in diretta su Rai 3, e che si è occupato del recente sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano.
“Certo che era uno spazio abusivamente occupato e visto che l’articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà privata, andava sgomberato al più presto”, ha proseguito Vannacci, “Nessuno vuole togliere spazi alle persone che li cercano, ma i famosi antagonisti o alternativi lo facciano, ma non alle spese della società. Lo facciano a spese loro, si affittino un capannone, paghino le bollette, pagano i costi e facciano gli alternativi con i propri denari”.
Attualità
Achille Lauro e la polemica: “Inclusione o pietismo con la bambina disabile al concerto?”

#AchilleLauro2026 Lo storico concerto dello stadio Olimpico accende i riflettori su un problema silenzioso: l’accesso ai disabili. La denuncia scuote il mondo dello spettacolo!
Il concerto di Achille Lauro allo stadio Olimpico di Roma nel 2026, attesissimo da migliaia di fan, è diventato anche un emblema di una questione tanto importante quanto spesso trascurata. Una bambina con disabilità, inizialmente esclusa dall’evento perché i biglietti a lei accessibili erano esauriti, ha riportato l’attenzione sulle barriere che persone con disabilità devono affrontare per accedere ai grandi eventi musicali.
Graziella Saverino, presidentessa dell’associazione Entusiasmabili, ha lanciato un accorato appello. “Le criticità legate all’accesso per disabili sono inaccettabili”, afferma. La sua denuncia non è solo un grido d’aiuto per la bambina, ma una richiesta di maggiore consapevolezza e azione da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione di eventi di massa.
Nonostante il tutto esaurito, la vicenda ha scatenato un’ondata di solidarietà e una veloce reazione da parte degli organizzatori. La situazione è stata risolta con l’aggiunta di posti dedicati, dimostrando che la sensibilizzazione e l’intervento tempestivo possono fare la differenza.
Questa storia apre domande urgenti: quanti altri sono lasciati indietro? Cosa si può fare per garantire che eventi futuri siano realmente inclusivi? Questi quesiti risuonano mentre il sipario si chiude, lasciando spazio alla riflessione su un cambiamento necessario e inesorabile.
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