Cosa resta dell’infanzia quando cresciamo? Forse una manciata di fotografie, qualche gesto istintivo o, più spesso di quanto si pensi, un giocattolo. È proprio da questo oggetto simbolico che prende vita Toystellers Forever Young, la mostra di Federico Ghiso in corso fino al 15 luglio negli spazi di Castellucci Design – Cucine Lube Aurelia. Un progetto espositivo curato da Materiaprima e organizzato da Giorgia Leva, che ci invita a riflettere sul nostro rapporto con i ricordi, gli spazi abitativi e la memoria emotiva degli oggetti.
Ghiso, copywriter di professione e collezionista di giocattoli per passione, accompagna il visitatore in un percorso tanto nostalgico quanto innovativo: i protagonisti sono Barbie, Big Jim, Superman, Wonder Woman, Hulk e molti altri, non più relegati all’universo infantile ma resi adulti attraverso l’intelligenza artificiale e una raffinata elaborazione estetica.
Il concept della mostra si sviluppa su un’area di 4.000 mq suddivisa in #moodboardrooms, stanze tematiche ispirate ai principali stili d’arredo: contemporaneo, industrial, scandinavo, moderno ed eclettico con un’idea potente: portare i giocattoli fuori dalle camerette, integrarli nel cuore degli spazi abitativi, nobilitarli come oggetti di design.
L’icona simbolo della mostra è Barbie, ritratta attraverso le stagioni della vita. Un modo per riflettere sulla figura femminile e il suo ruolo nella società, ma anche sull’evoluzione dell’immaginario collettivo. Non più solo una bambola dai canoni stereotipati, ma un simbolo mutevole e stratificato, capace di rappresentare l’intero spettro dell’esperienza umana.
L’intento di Ghiso non è recuperare la giovinezza, ma esplorare il concetto di “per sempre”. Il giocattolo non è nostalgia sterile ma continuità emotiva, una sorta di ponte tra passato e presente che racconta chi eravamo e chi siamo diventati.
Ecco allora che Toystellers Forever Young non è solo una mostra, ma un invito ad abitare con consapevolezza il nostro presente, riconoscendo il valore degli oggetti che scegliamo di custodire; perché ogni giocattolo racconta una storia, e quella storia, forse, parla ancora di noi.
