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Femminicidi e scuola: un appello all’educazione affettiva

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Femminicidi e scuola: un appello all’educazione affettiva

Di fronte all’ennesimo femminicidio, la reazione è spesso la stessa: sconcerto, rabbia, dolore. Poi, troppo spesso, il silenzio. Un silenzio che dura fino alla prossima tragedia, in un ciclo che sembra destinato a ripetersi. Ma la verità è che ogni femminicidio non inizia con un colpo, inizia molto prima, nei gesti piccoli ormai normalizzati e nei ruoli imposti.

La scuola è il primo spazio pubblico in cui i bambini imparano a vivere con gli altri: è il luogo dove si formano le idee, si costruiscono le identità, si assimilano i modelli sociali.. parlare di femminicidio a scuola non significa portare dentro le aule la cronaca nera, ma riconoscere che la violenza di genere è un fatto culturale, prima ancora che criminale.

Serve un’educazione affettiva che aiuti i ragazzi a interrogarsi su cosa significhi amare, rispettare, comunicare e gestire il conflitto. Serve un’educazione emotiva che insegni a nominare le emozioni, riconoscerle, non reprimerle né trasformarle in rabbia.

Eppure, in Italia, l’educazione sessuale e affettiva non è obbligatoria. Viene spesso ostacolata, ridotta a interventi occasionali, lasciata alla buona volontà di singoli docenti o associazioni; come se parlare d’amore, di rispetto, di corpo e consenso fosse un tabù più pericoloso della violenza che esplode quando quei temi vengono ignorati.

La scuola ha il dovere di preparare cittadini, non solo studenti. E in una società in cui le disuguaglianze e la violenza di genere sono ancora profondamente radicate, non si può più considerare opzionale l’educazione al rispetto e alla parità. Non basta conoscere Dante o la matematica, se poi non si è in grado di costruire relazioni sane, di accettare un no, di riconoscere la libertà dell’altro come inviolabile.

Il cambiamento culturale non sarà immediato., ma può cominciare in una classe, da una domanda, da una discussione, da un dubbio piantato nella mente di un ragazzo o una ragazza, può cominciare quando smettiamo di pensare che “certe cose” non si dicano ai giovani, e iniziamo invece a fidarci della loro intelligenza e sensibilità.

Se vogliamo davvero fermare i femminicidi, dobbiamo smettere di parlarne solo dopo e cominciare a parlarne prima. Dove si cresce, dove si impara a diventare adulti e dove si può ancora cambiare.

 

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A 19 anni trova l’ultimo parcheggio: addio a Francesco Marrocco domani ai funerali.

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A 19 anni trova l’ultimo parcheggio: addio a Francesco Marrocco domani ai funerali.

#TragediaInCiociaria: Un fiore reciso troppo presto racconta la storia del giovane Francesco Marrocco, vittima di un incendio d’auto. Un ricordo che lascia il segno. 🌹🕯️

Francesco Marrocco, un giovane di soli 19 anni, ha perso la vita in un tragico incidente automobilistico in Ciociaria. Intrappolato nell’abitacolo della sua auto, che ha preso fuoco dopo lo schianto, non ha avuto scampo. La comunità è sconvolta dalla perdita improvvisa e devastante.

Le persone che conoscevano Francesco lo ricordano con affetto e commozione. Descrivono il ragazzo come un “fiore reciso troppo presto”, evidenziando la sua vitalità e la sua gentilezza, caratteristiche che lo rendevano speciale agli occhi di chi aveva la fortuna di conoscerlo.

La tragedia ha scosso profondamente amici e familiari, lasciando un vuoto incolmabile. “Un giovane con un futuro brillante davanti”, dicono in molti, ricordando i suoi sogni e le sue passioni. Una vita interrotta in un attimo, rendendo ancora più doloroso il pensiero di ciò che avrebbe potuto realizzare.

Il ricordo di Francesco continua a vivere nei cuori di chi lo amava, un richiamo a non dimenticare mai la fragilità della vita e l’importanza di celebrare ogni istante con coloro che apprezziamo di più.

Fonte Verificata

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Bimbo Sfugge al Bagno Forzato: Festa del Clan Casamonica Finisce con Eliambulanza

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Bimbo Sfugge al Bagno Forzato: Festa del Clan Casamonica Finisce con Eliambulanza

#Dramma nella capitale: bimbo di 4 anni rischia di annegare nella piscina della villa dei Casamonica. Tensione e paura tra i presenti.

Momenti di autentico terrore a Roma, nella sontuosa villa del noto clan Casamonica, dove una festa privata ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Un bimbo di soli 4 anni ha rischiato di annegare mentre giocava in piscina, sotto gli occhi increduli delle 40 persone presenti all’evento.

“Piscina” e “idromassaggio”: parole che evocano relax e tranquillità, ma che ieri hanno fatto da sfondo a una scena drammatica. La villa, famosa per i suoi lussi ed eccessi, è ora al centro di un’indagine che coinvolge la Procura della Repubblica dei Minori.

L’incidente si è verificato durante una festa che sembrava procedere senza intoppi. Tuttavia, in pochi istanti, l’atmosfera festosa si è trasformata in panico. Il bimbo, sfuggito per un attimo alla supervisione degli adulti, è stato visto annaspare prima di scomparire sotto l’acqua.

La prontezza dei soccorsi è stata decisiva. Grazie all’intervento tempestivo dell’eliambulanza, il piccolo è stato rapidamente trasferito in ospedale, dove ora si trova ricoverato in terapia intensiva.

Il dramma ha sollevato numerosi interrogativi sulla sicurezza durante eventi con un alto flusso di persone, soprattutto in presenza di bambini. Le indagini continueranno per chiarire le dinamiche dell’accaduto e valutare eventuali responsabilità.

La capitale, ancora una volta, si trova a fare i conti con gli echi di un vecchio nome legato a cronache spesso travagliate. L’intera comunità spera ora in una rapida ripresa del bambino coinvolto nell’incidente.

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