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“Il mio aggressore sui social: la legge italiana non mi fermerà”

Dopo la fuga, il mio aggressore si trova in Romania. È comodamente seduto nella sua villa e ha deciso di intraprendere una nuova carriera come influencer. Tra dirette rivolte ai compaesani e messaggi ai suoi “haters” italiani, mostra una tranquillità che sorprende. Inoltre, sembra provare un certo orgoglio per le sue azioni. Ma cosa si nasconde dietro questo lusso ostentato?

Innanzitutto, le sue dichiarazioni lavorative appaiono discutibili. Affermando di essere un meccanico con un contratto regolare in Italia e titolare di un autolavaggio, cerca di giustificare la sua vita sfarzosa, con auto di lusso e orologi costosi. Nonostante ciò, la sua forma fisica suggerisce che non se la passi affatto male.

La sua personalità si presenta in modo contraddittorio. Alterna momenti da “personaggio popolare” generoso a episodi in cui emerge la sua vera natura criminale. Ha anche avanzato accuse nei miei confronti, sostenendo di essere stato “costretto” ad agire, e di cominciare a ribaltare la situazione accusandomi di illeciti e di trattare male i ladri, in particolare donne incinte e minori.

Il quadro si completa con una nota di autocelebrazione e un omaggio al suo idolo, il boss Totò Riina. Se non verrà punito, potrebbe rappresentare un triste precedente per l’Italia, permettendo a tutti i criminali di sentirsi al sicuro, anche dopo aver commesso atti violenti come quelli perpetrati da un gruppo di criminalità organizzata.


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