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Cultura

ROMA ANTICA Parilia

Aggiornato: 10/06/2019
Eleim 28
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ROMA ANTICA Parilia Nonostante la derivazione da parĕre (‘partorire’) già nota agli antichi il nome di questa festa deriva da Pales, dea della pastorizia. Detta anche diva Palatua, aveva un flamine (Palatualis) e una offerta sacrificale (Palatuar).

La dea Pales si trova anche sotto forma maschile. Probabilmente i due formavano una coppia come sembra potersi dedurre dalla celebrazione dei due Pali. Festa registrata al 7 luglio nel Calendario anziate precesareo. Le Parilie cadevano il 21 aprile e sono una delle feste più antiche del rituale romano. Avevano un valore purificatorio e propiziatorio per i pastori, per il bestiame e per i campi, e si svolgevano in campagna e in città. In campagna il pastore all’alba adornava l’ingresso dell’ovile con rami di lauro. Lustrava il gregge con acqua, fumigazioni di zolfo e piante resinose e offriva alla dea focacce e latte. Infine volto a oriente pregava tre volte la dea affinché fosse propizia alla mandria. La sera poi si accendevano grandi fuochi che i pastori si divertivano a saltare (in origine rito purificatorio).

In città la festa coincideva con il Natale di Roma a ricordo dell’antica organizzazione dei pastori sul Palatino. Anche qui ebbe carattere propiziatorio per la vegetazione e il bestiame. Come dimostrato dal rito di gettare nel fuoco acceso sul Palatino le ceneri del feto vitulino bruciato nelle Fordicidie, il sangue del cavallo immolato a Marte alle idi di ottobre (october equus) e fave. Le ceneri venivano poi sparse per i campi a scopo di fecondità. Le ceneri del feto vitulino e il sangue del cavallo di ottobre avevano valore magico-fecondativo. Le fave, come legume sacro alle divinità ctonie, avevano un significato propiziatorio per la nuova germinazione che spuntava dalla terra. A questo rito partecipavano le vestali. Esse recavano le ceneri del feto vitulino mescolate con il sangue del cavallo d’ottobre da esse raccolti e tenuti in serbo per questa festa.

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Eleim 28 7 Luglio 2018 - 08:00
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