Attualità
CALENDARIO POLIZIA DI STATO 2019 — Ricavato al progetto Yemen

CALENDARIO POLIZIA DI STATO 2019 — 12 famosi fumettisti uniti in un unico grande progetto targato Unicef
CALENDARIO POLIZIA DI STATO 2019 — 12 famosi fumettisti uniti in un unico grande progetto targato Unicef. Di seguito il comunicato ufficiale riguardante l’iniziativa.
L’attività della Polizia di Stato illustrata attraverso i disegni di dodici famosi fumettisti. Queste saranno le tavole che rappresenteranno i mesi del 2019 nel nuovo calendario della Polizia di Stato.
Dal 2001 il ricavato della vendita del calendario della Polizia di Stato è destinato a finanziare alcuni appelli umanitari dell’ Unicef. Solo lo scorso anno la vendita dei calendari della Polizia di Stato ha permesso di devolvere 117.000 euro al progetto Unicef “Italia – Emergenza bambini migranti”.
Quest’anno il ricavato della vendita sarà destinato al sostegno del progetto “Yemen”,teatro di una delle più gravi crisi umanitarie del mondo: oltre 22.2 milioni di persone necessitano di assistenza immediata. L’Unicef si prefigge di raggiungere, con i propri interventi, 17.3 milioni di persone tra cui 9.9 milioni di bambini, attraverso azioni che garantiscono l’accesso sicuro all’acqua, la prevenzione e la cura delle malattie killer più frequenti, oltre al supporto psicosociale a bambini e adolescenti attraverso percorsi di educazione.
Anche quest’anno una quota del ricavato delle vendite del calendario sarà devoluto dal Comitato italiano per l’Unicef al Fondo Assistenza per il personale della Polizia di Stato.
È possibile prenotare il calendario da parete (costo 8 euro) e il calendario da tavolo (costo 6 euro) entro il 24 settembre, previo versamento sul conto corrente postale nr. 745000, intestato a “Comitato Italiano per l’Unicef”. Sul bollettino dovrà essere indicata la causale “Calendario della Polizia di Stato 2019 per il progetto Unicef “Yemen”. È inoltre possibile la presa visione del backstage cliccando sul seguente link.
La ricevuta del versamento sarà poi presentata agli Uffici Relazioni con il Pubblico di tutte le Questure d’Italia che forniranno dettagli sulla consegna.
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La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza

Nella notte tra l’1 e il 2 giugno, intorno alle 2:30, un gruppo di barcaioli dell’isola di Ponza è stato oggetto di minacce per un semplice gesto di solidarietà: aver esposto la bandiera della Palestina sulle loro imbarcazioni come simbolo di sostegno ad una popolazione in una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo. Dopo aver infastidito il guardiano del porto, gli autori dell’intimidazione hanno strappato e rimosso con la forza la bandiera palestinese.
È un episodio che va oltre il fatto in sé, perchè tocca il nervo scoperto di un’Italia che troppo spesso confonde la solidarietà con la provocazione e che si mostra incapace di accettare gesti di umanità se non allineati con un certo sentire politico.
Esporre la bandiera della Palestina, in questo contesto, non equivale a prendere parte a un conflitto, perchè è un’affermazione di empatia per le vittime civili, per i bambini sotto le bombe, per le famiglie distrutte da decenni di violenza. Non significa negare il dolore degli israeliani, né tantomeno giustificare il terrorismo, ma riconoscere la sofferenza di un popolo dimenticato e condannato.
Ponza, isola aperta al mondo, costruita nei secoli sull’accoglienza e sul passaggio di genti diverse, non merita che certi gesti vengano accolti con violenza. Il gesto di quei barcaioli va rispettato, anche da chi non lo condivide, perché la democrazia è proprio questo: il diritto di manifestare un pensiero pacifico, anche scomodo, senza temere ritorsioni.
Chi ha strappato quella bandiera ha voluto togliere voce a una parte della coscienza collettiva, ma non potrà strappare il senso più profondo della solidarietà umana.
In un tempo in cui il silenzio complice è la norma, chi ha il coraggio di esporsi, anche solo con un simbolo, merita rispetto, non intimidazioni.
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