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ROMA Trench knife, il coltello che ha ucciso Mario Cerciello Rega

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ROMA Trench knife, il coltello che ha ucciso Mario Cerciello Rega

ROMA Trench knife: ecco il coltello che ha pugnalato il carabiniere

ROMA Trench knife: coltello per combattimenti corpo a corpo in dotazione ai marines statunitensi dal 1942, anno in cui sostituì i vecchi pugnali da trincea in bronzo o in lega della Prima guerra mondiale, ritenuti inadeguati. Un Trench knife Ka-Bar Camillus con lama brunita modello marines con impugnatura di anelli di cuoio ingrassato e pomolo in metallo brunito, ha ucciso il vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Un coltello a lama fissa lunga 18 centimetri ha raggiunto undici volte il carabiniere per mano dello statunitense Finnegan Lee Elder. Il pugnale per antonomasia del Secondo conflitto mondiale. Chi si arruolava preferiva portarsi il pugnale da casa piuttosto che usare le diverse varianti del coltello ‘Mark’. La Difesa Usa capì che era il momento di trovare un pugnale maneggevole, multiuso e con una lama robusta. Fu così che si rivolse alla Camillus Cultery che negli anni della guerra ne produsse un milione di esemplari e continuò anche dopo. Anche il nome ha un’origine particolare: l’azienda lo fa risalire a una lettera mandata da un cacciatore alla Camillus per tessere le lodi dell’arma con cui era riuscito a uccidere un orso che lo aveva aggredito. Tra le poche parole ancora leggibili nella lettera, ‘k a b ar’ da ‘kill a bear’: uccidere un orso.

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IL GRIDO DI REGA ALL’AGGRESSORE

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.

Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.

Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.

Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.

Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.

“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.

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