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Ambientalisti bloccano il Raccordo (di nuovo): automobilisti sempre più furiosi
Ambientalisti bloccano il Raccordo. Iniziativa sedata dall’intervento della Polizia.

Ambientalisti bloccano il Raccordo. Dopo le manifestazioni della scorsa settimana sulla Tangenziale Est, in via Salaria e in viale Marco Polo, i gruppi per il clima sono tornati in azione. Il teatro scelto è stato, ancora una volta, una delle arterie più importanti di Roma: il Grande Raccordo Anulare. Per la precisione, al km 10, all’altezza dell’uscita ‘Centrale del Latte’. I manifestanti, membri di ‘Ultima Generazione’ hanno letteralmente occupato la carreggiata, causando non pochi disagi al traffico. Fortunatamente, la Polizia è intervenuta prontamente e ha impedito il manifestarsi di conseguenze gravi.
AMBIENTALISTI BLOCCANO IL RACCORDO, LE PROTESTE DEGLI AUTOMOBILISTI
Come al solito, gli attivisti si sono seduti sull’asfalto tenendo tra le mani uno striscione. Le auto in transito sono quindi costrette a fermarsi e iniziano a suonare il clacson, provando (senza riuscirvi) a farli andare via. Ma, come testimoniano i video postati in rete, c’è anche chi non aspetta l’arrivo delle forze dell’ordine e tenta di far ordine da sè: qualcuno minaccia di investirli, qualche altro scende dall’auto e inveisce a gran voce contro i manifestanti, che qualcun altro ancora prova a portar via di peso. Ma non manca chi, a suon di parole, prova a farli ragionare.
AMBIENTALISTI BLOCCANO IL RACCORDO, LE RICHIESTE DEI MANIFESTANTI
“Forse non vi rendete conto di cosa state facendo – dice un uomo – Non è il Raccordo il problema. Organizzate una cosa fatta bene invece di bloccare chi deve andare a lavorare“. Gli fa eco un ragazzo: “Così diventa una guerra tra poveri. Le persone si arrabbiano e se la prendono con voi e non è giusto“. Gli attivisti sono però irremovibili e proseguono nel loro sit in al ritmo di ‘No Gas’ e ‘No Carbone’. Bloccando le strade, sperano di far pressione sui Governi affinchè si attivino concretamente per il clima. Come? Incrementando, rispondono, di 20 giga Watt la produzione di energia solare ed eolica.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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