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Incidente a Casal Palocco | Anche D’Amato si scaglia contro lo youtuber, “Una vergogna”

Dopo il pauroso incidente a Casal Palocco dove perse la vita di Manuel un bambino di appena 5 anni, anche D’Amato del Partito Democratico rimane basito e chiede pene più severe e regole più stringenti.
“Torna sui social lo youtuber e canta felice ad un mese dalla morte del piccolo Manuel investito da un SUV mentre si filmavano a 124km orari a Casal Palocco. Una vergogna, servono regole stringenti”. Le Istituzioni ma soprattutto le famiglie devono cambiare qualcosa. Qui il video del giovane mentre canta spensierato…
Incidente Casal Palocco, Er Motosega riappare sui social sorridendo e cantando (VIDEO)
C’era anche Loiacono a bordo del Suv guidato da Matteo Di Pietro lo scorso 14 giugno. La supercar, noleggiata dal gruppo di youtuber, si schiantò una Smart con a bordo un bimbo di appena 5 anni, rimasto ucciso. Un episodio, nato da una sfida social, che sconvolse l’opinione pubblica e che costò al 20enne autista gli arresti domiciliari. E, poco dopo, i TheBorderline con un comunicato sui social resero nota la chiusura del loro canale e quindi la cessazione dell’attività.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti sull’incidente di Casal Palocco e i video registrati dagli altri membri del gruppo, Loiacono non stava guidando il SUV al momento dell’impatto. Un dettaglio che lui stesso ha confermato sui social giorni più tardi. Secondo il Corriere della Sera, poco prima dell’incidente avrebbe filmato la sfida. E rivolto ad un automobilista presente sulla strada, avrebbe esclamato: “Dove credi di andare con questa auto che costa 300 euro al supermercato?“.
Ma una riflessione nasce a spontanea a fronte di tutto ciò: ma questi ragazzi ce l’hanno una famiglia? Un padre, una madre. Dove sono, cosa insegnano ai loro figli? E’ improponibile tutto ciò. Esiste una superficialità che trabocca in tutte le sfere della società. Il pudore e la dignità dove sono? Dopo quanto accaduto, come minimo dovrebbe ritirarsi dalla vita social e cambiare pagina, capendo che anche lui è responsabile di quanto successo.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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