Attualità
Harry Kane lascia un hotel di lusso a Monaco di Baviera dopo 4 mesi

Harry Kane trasferisce la sua residenza dopo un lungo soggiorno in hotel
L’attaccante del Bayern Monaco, Harry Kane, ha lasciato la suite dell’hotel di lusso Vier Jahreszeiten Kempinski a Monaco di Baviera dopo oltre quattro mesi, saldando un conto considerevole per il prolungato soggiorno.
Un conto da capogiro per la permanenza in hotel
Dopo più di quattro mesi trascorsi in una suite esclusiva, è arrivato il momento per Harry Kane di trasferirsi in una casa propria. Il calciatore inglese ha sborsato una cifra impressionante per il suo soggiorno in hotel, che ammonta a circa 1,5 milioni di euro, dato che la suite costava ben 11.500 euro a notte.
Annuncio sui social media
Kane ha annunciato il suo cambio di residenza attraverso i social media. Nel post ha espresso la sua gratitudine verso lo staff dell’hotel per l’ospitalità ricevuta e ha informato i suoi follower del suo trasferimento in una nuova abitazione insieme alla famiglia. Il trasferimento segna l’inizio di un nuovo capitolo per l’attaccante in Germania.
Nuova casa a Monaco di Baviera
Adesso, con il conto finalmente saldato, Harry Kane si stabilirà a Monaco di Baviera con la sua famiglia in una villa situata nei pressi della città. Nonostante il tempo impiegato per trovare l’abitazione ideale, Kane ha mantenuto alte le sue performance sul campo, continuando a essere un elemento chiave per il Bayern Monaco.
Harry Kane e il suo impatto sul Bayern Monaco
Anche durante la ricerca della casa perfetta, Kane ha dimostrato di essere un vero trascinatore per la squadra, contribuendo con il suo talento e la sua determinazione. Il trasferimento nella nuova casa rappresenta un nuovo inizio sia per lui che per la sua famiglia, offrendo una base solida da cui continuare la sua brillante carriera calcistica in Germania.
Fonte: [Fanpage](https://www.fanpage.it/sport/calcio/harry-kane-lascia-lhotel-di-monaco-dove-ha-vissuto-per-4-mesi-paga-un-conto-salatissimo/)
Ultime Notizie Roma
Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas
Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.
L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.
Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.
Attualità
Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.
L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.
Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?
A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.
I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.
Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.
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