Attualità
Protesta Agricoltori su Grande Raccordo Anulare: Roma Circondata da Trattori

Protesta Degli Agricoltori Italiani ed Europei: Trattori Sul Grande Raccordo Anulare
Il 9 febbraio 2024, sotto la luminescenza della notte romana, decine di trattori hanno presidiato le strade della capitale italiana. Gli agricoltori, pronti a protestare, hanno iniziato il loro giro del Grande Raccordo Anulare alle 23.00. Prima dell’inizio del corteo, avevano acceso un fuoco, in un rituale simbolico che ricorda le antiche preparazioni per la battaglia.
Visita del Ministro Lollobrigida al Presidio di Via Nomentana
Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, si è unito ai protestanti più tardi nella stessa serata al presidio di Via Nomentana. Ha assicurato loro del sostegno del governo, ribadendo l’importanza di non abbandonare il settore agricolo. Lollobrigida ha anche riconosciuto le sfide affrontate da coloro che lavorano nei campi e che devono sostenere le loro famiglie. In risposta, gli agricoltori hanno implorato il ministro di non dimenticarsi di loro. Successivamente, sono stati scambiati strette di mano e selfie. L’indomani sarebbe stato il giorno per decidere ulteriori azioni di protesta.
Blocco Viabilità con Corteo di Trattori
Posto l’incontro con il Ministro Lollobrigida, solo una parte dei trecento trattori presenti ha deciso di aderire alla protesta sul Grande Raccordo Anulare. Bandiere tricolori sventolavano sui mezzi agricoli, mentre alcuni portavano cartelli con la bandiera dell’Europa e la scritta “Il nostro male”. I trattori, con i motori accesi e le luci abbaglianti, hanno iniziato a marciare, causando un blocco del traffico con un cordone lungo quanto la strada.
Disaccordo tra Gruppi di Protesta
La protesta degli agricoltori contro l’Unione Europea ha evidenziato una divisione tra i gruppi di protesta. Da un lato, Riscatto Agricolo, che aveva raggiunto un accordo con la Questura di Roma per il corteo serale, dall’altro, il Comitato degli Agricoltori Traditi, guidato da Danilo Calvani, un ex membro del movimento dei Forconi.
Attualità
Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.
Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.
Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.
Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.
L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.
Attualità
Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
-
Ultime Notizie Roma2 giorni fa
Piazza di Spagna. Macchina sulla scalinata fra lo stupore dei turisti
-
Attualità3 giorni fa
La bandiera della Palestina a Ponza: un gesto di solidarietà e la deriva dell’intolleranza
-
Video2 giorni fa
Minacce e Botte, Maranza e Ladri si Alza la Tensione VIDEO
-
Attualità5 giorni fa
Toystellers Forever Young: i giocattoli crescono con noi e diventano opere d’arte