Cronaca
Streaming e Playstation in cella: la sorpresa nel carcere di Velletri

“Sorvegliare e reprimere: il proliferare di dispositivi elettronici illegali nelle carceri italiane”
Nel carcere di Velletri, dove risiedono più di 500 detenuti, è stato effettuato un blitz dalla polizia penitenziaria. Durante l’operazione sono stati scoperti Sky, Netflix, Dazn, una piccola Playstation portatile, sei telefonini e una quantità di droga. Sembra che l’uso dei fire stick, che consentono la visione di contenuti streaming a pagamento, abbia portato anche a rapporti – possibilmente illeciti – con l’esterno.
Il segretario nazionale per il Lazio del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), Maurizio Somma, ha evidenziato la mancanza di personale nelle carceri italiane come fattore determinante per il proliferare di situazioni illegali simili a questa. La situazione è stata definita come “risultato brillante, nonostante il personale decimato nell’organico da scellerate scelte poste in essere dall’amministrazione penitenziaria regionale e nazionale”.
Dispositivi illegali come i telefonini trovano spesso la loro strada all’interno delle celle delle carceri, utilizzando varie vie d’ingresso, compresi i droni. Questa situazione non è un caso isolato, ma coinvolge un gran numero di istituti penitenziari in Italia. Addirittura, nel carcere di Rebibbia, si è scoperto che i telefonini arrivano attraverso l’uso dei droni. Situazioni simili sono state riscontrate anche nel carcere di Regina Coeli e a Cassino.
Questa diffusa illegalità ha portato la polizia penitenziaria a richiedere nuove assunzioni per far fronte a tali situazioni interne. La presenza di dispositivi elettronici illegali nelle carceri italiane sembra essere un problema sempre più diffuso e preoccupante, richiedendo azioni risolutive da parte delle autorità competenti.
Cronaca
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Il mistero del senzatetto che disegna mappe ermetiche: “Chiunque sappia qualcosa ci aiuti”

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L’appello disperato dell’assessora
A Roma, un uomo senza fissa dimora ha catturato l’attenzione di tutti per la sua storia surreale: non ricorda il suo nome e i servizi sociali sono in prima linea per aiutarlo. L’assessora Barbara Funari ha deciso di passare all’azione, partecipando alla popolare trasmissione Chi l’ha visto e lanciando un appello accorato. "Chiunque sappia qualcosa o lo conosca, ci contatti – ha esortato – Più ne parliamo, più qualcuno potrebbe ricordare un dettaglio cruciale per svelare la sua identità".
L’enigma di un’esistenza dimenticata
Quest’uomo, che sembra avere circa 35 anni, è noto da tempo ai servizi sociali e alla Asl Rm1, intervenuti quando la sua situazione è diventata critica. Parla un po’ di inglese, russo e lituano, ma la sua memoria è un vero mistero. Afflitto da problemi di salute mentale e psicologica, viveva in condizioni estreme, coperto di stracci e senza possedere nulla tranne i vestiti addosso. Eppure, porta con sé una cartellina con circa 150 disegni: mappe interiori piene di date e frasi apparentemente confuse che potrebbero nascondere chiavi per scoprire chi è davvero.
Speranze tra cure e indizi nascosti
Dopo essere stato trovato e ricoverato, l’uomo ha finalmente ricevuto le prime cure necessarie, come spiega Funari: "Abbiamo scambiato qualche parola con un mediatore in russo e ha detto ‘Qui sto bene perché qui mangio’. Ma ora siamo fermi perché non sa dirci il suo nome". Il timore è che, una volta terminate le cure – che dureranno a lungo per via dei medicinali – finisca di nuovo per strada senza una soluzione stabile. Intanto, dopo la puntata di Chi l’ha visto, alcuni cittadini lituani si sono messi all’opera per interpretare le frasi sui suoi disegni, alimentando la speranza che questi possano finalmente rivelare la verità sul suo passato.
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