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Gisella non esercita pressioni sui fedeli per le donazioni

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Gisella non esercita pressioni sui fedeli per le donazioni

Intervista con l’avvocato di Gisella Cardia

L’avvocato di Maria Gisella Scarpulla, meglio nota come Gisella Cardia, in un’intervista risponde alle domande in merito alle chat su donazioni e messaggi tra la veggente di Trevignano Romano e l’ex frate Scozzaro, arrestato per maltrattamenti.

Il legame tra Gisella Cardia e l’ex frate Scozzaro

Il rapporto con Scozzaro è nato in occasione del fatto che i veggenti generalmente sono seguiti spiritualmente da sacerdoti, che usano guidarli nel loro cammino spirituale. Diversa, infatti, è la figura del cosiddetto padre spirituale che, grazie ad una conoscenza profonda della persona e delle sue esperienze spirituali, ha autorità per discernere e per imporre delle obbedienze. Al momento, il padre spirituale di Gisella Cardia era Don Luigi Farnetti. Il fatto che Gisella inviasse i messaggi a Scozzaro per farseli correggere mostrano il fatto che non fossero rivelati dalla Madonna, ma preparati prima.

Accuse riguardanti il ruolo di Gisella Cardia nei maltrattamenti

Questa affermazione è destituita totalmente di fondamento, nel senso cioè che dagli atti processuali in capo a padre Scozzaro risulterebbe che Gisella ha inviato solamente due messaggi al sacerdote il cui contenuto sarebbero le parole della Madonna a lei rivelate durante alcune apparizioni. Perché Scozzaro in un messaggio in chat incalza Gisella su una donazione? La polizia giudiziaria che indaga sul caso di Scozzaro è convinta che “la veggente ha giocato un ruolo importante nella vicenda dei contestati maltrattamenti”.

Smentita delle accuse e messaggi spontanei di Gisella Cardia

Rispondere a questa domanda sarebbe entrare nel merito di una vicenda processuale che riguarda un soggetto da me non assistito, ma posso dire con certezza che non esistono riscontri né di messaggi richiesti ad hoc da padre Scozzaro, ne di messaggi spontaneamente inviati dalla signora Cardia. Pertanto, invito tutti a non costruire storie tendenziose.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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