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Cronaca

Centocelle, Cocaina nascosta in vani segreti dell’auto: arrestati 2 uomini. Video

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Centocelle, Cocaina nascosta in vani segreti dell’auto: arrestati 2 uomini. Video

Cronaca Roma – Pensavano forse di poterla fare franca grazie a un ingegnoso stratagemma: due nascondigli ricavati all’interno della stessa vettura per tentare di salvare almeno parte del carico in caso di controllo.

Ma i loro piani sono stati smascherati dagli agenti della Squadra Mobile di Roma, che hanno sequestrato oltre sette chili di cocaina e arrestato due uomini, accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

A colpire ancora una volta è stata la VI Sezione della Squadra Mobile – i cosiddetti “Falchi” – impegnata in un’operazione antidroga nella zona del Quarticciolo. L’attenzione degli investigatori si è concentrata su un 57enne romano, ignaro di essere seguito mentre percorreva le strade del quartiere a bordo di una berlina.

L’uomo ha arrestato la marcia in piazza dei Gerani, dove ha incontrato un complice a cui ha consegnato una busta, apparentemente senza sospetti. A quel punto i poliziotti hanno lasciato che i due si allontanassero separatamente, per poi bloccarli a distanza di pochi minuti. All’interno della busta passata di mano, gli agenti hanno trovato oltre un chilo di cocaina.

Nel frattempo, altri agenti in borghese hanno intercettato la berlina, scoprendo un sofisticato sistema di vani segreti utilizzato per occultare la droga. Utilizzando una calamita su una bocchetta dell’aria condizionata, il conducente poteva aprire un comparto nascosto nel cruscotto, celato dietro il quadro strumenti, attivabile solo a motore acceso. Da lì la polizia ha recuperato mezzo chilo di cocaina.

Altri cinque chili sono stati rinvenuti in un’intercapedine ricavata nel rivestimento del bagagliaio. Il sequestro complessivo supera i sette chilogrammi di cocaina, già pronta per essere immessa sul mercato della Capitale.

Entrambi gli uomini sono stati arrestati. L’arresto è stato successivamente convalidato dall’autorità giudiziaria. Come previsto dalla legge, si precisa che gli indagati sono da ritenersi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

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Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?
Sta facendo discutere la scelta di affidare all’attrice britannica Cynthia Erivo – donna, nera e apertamente omosessuale – il ruolo di Gesù nel celebre musical Jesus Christ Superstar. Una decisione che viene vista da alcuni come un atto di coraggio e inclusività, ma per altri rappresenta un ulteriore passo verso lo svuotamento dei simboli identitari in nome di una visione ideologica.

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.

L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.

Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.

E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.

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Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

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Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.

Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.

Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.

Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.

L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.

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