Roma e dintorni
L’avanzata delle super protesi hi-tech salva-udito. Parlano gli esperti italiani in campo

La svolta hi-tech delle protesi uditive e dell’orecchio ‘bionico’, l’avanzamento graduale della terapia genica e di nuove strategie mirate. Il futuro della lotta alla sordità è sempre più declinato al presente. E anche l’Italia sta dando il suo contributo nella sfida di rendere innovazioni e soluzioni mirate salva-udito sempre più accessibili ai pazienti. Un esempio è stato proprio in questi giorni l’impianto all’ospedale San Filippo Neri di Roma di una protesi uditiva attiva di ultimissima generazione (Cochlear Osia 3), per la prima volta nel Lazio e tra le prime in Italia.
“Si tratta di una protesi impiantabile attiva per via ossea dotata di un particolare magnete rotante che si allinea con il campo magnetico della risonanza – spiegano all’Adnkronos Salute Paolo Ruscito, direttore dell’Unità operativa complessa Uoc Otorinolaringoiatria Asl Roma 1, e i chirurghi otorinolaringoiatri e dirigenti medici Asl Rm1 Italo Cantore e Francesca Cianfrone – Consente pertanto al paziente di sottoporsi a tutti i tipi di risonanze magnetiche (anche 3 Tesla di intensità) e permette di trattare efficacemente ipoacusie trasmissive o miste mono o bilaterali oltre che casi di anacusia (perdita completa monolaterale dell’udito)”.
I vantaggi sono diversi e concreti. Per esempio, il paziente sottoposto alla procedura al San Filippo Neri – ha spiegato di recente l’azienda sanitaria, in una nota in cui ha dato la notizia dell’intervento – è stato messo nelle condizioni di risolvere i suoi problemi uditivi e, al contempo, di continuare regolarmente il suo percorso di follow-up per una patologia oncologica che necessita di controlli con risonanza magnetica a intensità 3 Tesla. Cosa che non sarebbe stata possibile con i dispositivi uditivi impiantabili precedenti. Il team che si è occupato dell’impianto non ha dubbi: è un ulteriore tassello che si aggiunge e altri se ne aggiungeranno.
Quante persone si stima che possano rientrare nell’identikit del paziente ideale per questo tipo di impianto? “Si consideri che le ipoacusie monolaterali di grado grave-profondo sono oltre il 5% di tutte le ipoacusie meritevoli di trattamento – evidenziano Ruscito, Cantore e Cianfrone – A queste vanno aggiunte una parte di quelle di tipo trasmissivo (dovute ad esempio a deficit funzionali della catena degli ossicini dell’orecchio) o di tipologia mista. Complessivamente si può stimare circa il 10% dei pazienti affetti da problematiche dell’udito (che in Italia sono circa 7 milioni)”.
La tecnologia avanza e sta cambiando anche la chirurgia della sordità. Gli scenari che si aprono sono diversi. “Sia le protesi uditive tradizionali che quelle impiantabili chirurgicamente stanno subendo implementazioni tecnologiche notevoli – ragionano i 3 esperti – Queste ultime in particolare, quelle impiantabili chirurgicamente, consentono di trattare numerose tipologie e gradi di sordità fino anche alla perdita completa bilaterale dell’udito. A questo dobbiamo aggiungere i passi in avanti notevoli della terapia genica e della biologia molecolare negli ultimi mesi, che consentono ora, tramite virus ricombinanti con sequenze corrette di geni, di ripristinare la funzione uditiva in pazienti affetti da problematiche genetiche specifiche, metodiche tuttavia ancora in fase sperimentale ma che promettono enormi risultati”.
Tanta strada è stata dunque percorsa e tanta ne resta da fare. Le priorità? Prima di tutto “l’implementazione di queste nuove metodiche – concludono Ruscito, Cantore e Cianfrone – la sfida quotidiana di poterle mettere a disposizione di tutti i cittadini che ne hanno bisogno tramite percorsi diagnostici e di pianificazione terapeutica in costante evoluzione, oltre che la necessità di aggiornare le normative vigenti al fine di avere maggiori tutele e supporto per chi necessita di trattamenti di questo tipo”.
Roma e dintorni
pres. Commissione De Priamo, “delega a Racis per esami, tra amicizie Emanuela c’è chi sa verità”

La Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, presieduta dal senatore Andrea De Priamo, delegherà al Racis dei carabinieri accertamenti fonici, ad esempio su telefonate, ed accertamenti grafici anche con l’obiettivo di arrivare a identificare l’autore di lettere e comunicati di rivendicazione scritti. A due giorni dall’anniversario dei 42 anni dalla scomparsa di Emanuela, la cittadina vaticana sparita il 22 giugno 1983, è lo stesso presidente Andrea De Priamo a riferirlo all’Adnkronos facendo il punto a più di un anno dall’inizio dei lavori parlamentari. E assicura che nessuna pista è ancora esclusa né privilegiata ma si dice convinto che “qualunque pista esista o qualunque sia la verità che stiamo cercando una cosa è certa: questa verità è custodita da qualche persona che gravitava nel giro delle amicizie di Emanuela Orlandi nell’istituto Tommaso Ludovica da Victoria“.
GLI ACCERTAMENTI TECNICI – “Abbiamo la collaborazione del Racis, il raggruppamento dei carabinieri che si occupa di indagini tecnico-scientifiche e gli delegheremo accertamenti fonici – ad esempio sulle telefonate e ciò che si dispone dell’epoca – e accertamenti grafici”. De Priamo spiega che una priorità sulla quale la Commissione sta lavorando “è capire perché, a partire da una certa data, i rapitori di Emanuela Orlandi – che da quel punto rivendicarono anche la sparizione di Mirella Gregori – iniziarono a far ritrovare lettere e comunicati di rivendicazione scritti a mano. Quasi come gesto di sfida nei confronti degli inquirenti, ostentando una strana sicurezza nella consapevolezza di non essere identificati e arrestati. Oggi c’è la possibilità di identificare l’autore di quelle lettere anche perché su quei fogli e sulle buste devono essere state lasciate impronte digitali e dna sotto i francobolli utilizzati per spedirle”. All’epoca non c’erano le tecnologie di oggi, sottolinea De Priamo, aggiungendo che anche su questo materiale saranno disposti accertamenti. “La Commissione ha la fortuna – e ne sono davvero grato – di avere un’importante collaborazione della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di finanza che gestisce in modo inappuntabile l’archivio. Un vero e proprio supporto interforze che è un punto di onore per la Commissione e svolge il suo lavoro in maniera eccellente”, conclude.
LA RAGAZZA MISTERIOSA – “Ci sono molti elementi che ci portano a dire che vi era almeno una ragazza presente con Emanuela fino all’ultimo momento e che può aver visto o saputo dove è andata prima di ‘scomparire nel nulla’”, sottolinea De Priamo. “A questo proposito dovremo riesaminare la testimonianza di Raffaella Monzi, una delle allieve della scuola di musica che vide Emanuela per ultima, alla fermata dell’autobus su corso Rinascimento prima che sparisse: quella della Monzi è stata una delle testimonianze più importanti di tutto il caso Orlandi ed è peraltro riportata nella stessa denuncia di scomparsa presentata da Natalina Orlandi (sorella della ragazza, ndr) il 23 giugno 1983 – osserva il presidente – Monzi disse, fra le altre cose, che Emanuela le aveva confidato di aver preso appuntamento con una persona per fare volantinaggio a una sfilata di moda attraverso una sua amica”. “Identificare questa amica è una delle priorità che abbiamo, è il punto nevralgico dell’intera vicenda – aggiunge il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta – Esiste un’amica di Emanuela che o era colei che l’aveva avviata alla proposta di lavoro dell’Avon e quindi tecnicamente ‘complice’ di un tragico inganno ai danni della ragazza o, in alternativa, colei che conosceva la verità se dovessimo immaginare che Emanuela possa aver utilizzato la vicenda Avon come una sorta di ‘copertura’ per qualsiasi altra attività. Cosa che, voglio specificare, non significherebbe gettare alcuna ombra sulla vita di Emanuela ma semplicemente immaginare che – come ogni adolescente, allora come oggi – possono esserci a volte piccoli segreti che si nascondono alla propria famiglia”.
LE PISTE – “La Commissione sta svolgendo un grande lavoro di approfondimento: in un anno ha messo in campo più di 70 audizioni, ha raccolto documentazione per più di 110mila pagine e sta svolgendo, anche attraverso i consulenti, un grande impegno per l’esame di questo materiale. Ad oggi le piste sono ancora tutte aperte“, precisa De Priamo. Continuano quindi “l’approfondimento sugli ambienti interni alla scuola di musica; la cosiddetta pista di Londra, portata avanti in particolar modo negli ultimi tempi da Pietro Orlandi; la cosiddetta pista internazionale, che molto frettolosamente alcuni hanno stabilito essere decaduta ma che ha molti elementi suggestivi considerando le tempistiche rispetto all’allora contestuale istruttoria sull’attentato al Papa e le inquietanti coincidenze delle telefonate e dei messaggi lasciati rispetto all’avanzare della rogatoria a Sofia che era in atto”. “C’è poi la pista della asserita trattativa Stato-Vaticano
a mio avviso fortemente ridimensionata visto che, in una lunga e attenta audizione, l’ex procuratore Giancarlo Capaldo ha evidenziato che, obiettivamente, non c’è mai stata una trattativa legata alla riconsegna di Emanuela Orlandi o dei suoi resti in relazione alla sepoltura di Enrico de Pedis a Sant’Apollinare – osserva De Priamo – c’è inoltre la pista di una predazione sessuale che non è esclusa e su cui sono in atto approfondimenti; si è poi parlato – e Pietro Orlandi ha spesso respinto con forza questa ipotesi – di un ipotetico coinvolgimento di qualche familiare e su questo aspetto si è concentrata l’attenzione sulla figura di Mario Meneguzzi (zio della ragazza, ndr). Ma anche in questo caso non è mai emerso alcun elemento di riscontro“. “Noi abbiamo l’obbligo di esaminare tutte le ipotesi di scenario, spesso dovendo fare un pesante lavoro di debunking di notizie e informazioni false”. In questo senso, la Commissione sta facendo approfondimenti anche sulla questione delle presunte avances verbali che Meneguzzi fece verso Natalina Orlandi (sorella di Emanuela ndr), “che è un po’ particolare ma sulla quale, ripeto, ad oggi non posso dire esistano collegamenti con la scomparsa di Emanuela – conclude – Infine la fantomatica pista della ‘tratta delle bianche’ – peraltro smentita nel 1987 dall’allora professore Franco Ferracuti il quale spiegò bene l’anacronismo di questa ipotesi – è al centro di una attenta verifica da parte della Commissione e penso sarà una delle prime sulle quali riusciremo a dare qualche elemento”.
LA PISTA DI LONDRA – “Abbiamo dato la dovuta attenzione anche alla cosiddetta pista di Londra, svolgendo un’indagine preliminare rispetto ai materiali ricevuti da Pietro Orlandi. Pur ritenendo, almeno personalmente, che vi sia una forte azione di ‘intossicazione’ rispetto a questi documenti, a più riprese dichiarati falsi – e fermo restando che li stiamo approfondendo – riteniamo assolutamente doveroso capire chi – lavorando da molto tempo – ha fabbricato questi documenti e abbia portato in particolar modo l’attenzione di Pietro Orlandi su questa pista”, osserva il presidente precisando che “certamente” la Commissione sta lavorando per identificare il presunto ex Nar che contattò Pietro, fratello di Emanuela, proprio sulla pista di Londra.
L’IPOTESI DELLA TRATTATIVA – “Mi sento di escludere una trattativa tra Stato e Vaticano rispetto alla vicenda della sepoltura di Enrico De Pedis a Sant’Apollinare. Quest’ultima è un fatto anomalo, ma abbiamo approfondito con grande attenzione la cosiddetta trattativa rivelando che non vi è stata”, osserva il presidente della Commissione. “Ciò non esclude che De Pedis o ambienti a lui vicini possano aver avuto un ruolo nella vicenda Orlandi – continua De Priamo – Dobbiamo ricordare che ci sono identikit – legati alle testimonianze degli amici di Emanuela rispetto a quelle vicende in cui la ragazza fu seguita – che potrebbero ricollegare a figure legate alla criminalità romana che potrebbero aver avuto un ruolo, tenendo conto che non vi era una monolitica banda della Magliana, ma a volte azioni svolte come una sorta di ‘agenzia del crimine’ su commissione di terze persone”.
I CASI DI EMANUELA E MIRELLA – “Ad oggi è prevalente l’ipotesi che la vicenda di Mirella Gregori sia slegata da quella di Emanuela Orlandi anche se non si è data una risposta al fatto che le due vicende furono collegate e addirittura i telefonisti scelsero il caso di Mirella per imbastire una strategia finalizzata a mettere sotto pressione il Quirinale – sottolinea il presidente – Resta questo elemento, che non va sottovalutato, ma prevale l’ipotesi che le due vicende siano scisse”. “Sulla vicenda di Mirella Gregori la Commissione è unanime nel ritenere che la verità sta nei pochi attimi legati al momento in cui uscì di casa, fermandosi circa venti minuti nel bar della famiglia De Vito, si sarebbe confrontata con Sonia per poi uscire e dirigersi verso il monumento del Bersagliere e, probabilmente, non verso Villa Torlonia – continua De Priamo – E’ in quel contesto che dobbiamo insistere”. “La vicenda di Mirella sembra quella di una persona attirata con un tranello o l’inganno a un fantomatico appuntamento che è stato per lei fatale”, aggiunge De Priamo.
UNA VERITA’ STORICA: “Pervenire a una verità solida storica è il nostro obiettivo e siamo convinti che potremo riuscire a farlo. C’è un’incredibile serie di elementi e coincidenze che rendono credibili tutte le piste principali ed è un lavoro dunque complicato”, precisa De Priamo. “Non possiamo essere certi di arrivare alla fine della legislatura a dire parola fine sulla vicenda, ma siamo fiduciosi di arrivare scrivere almeno una verità storica e scartare definitivamente alcune piste che hanno fatto perdere anni agli inquirenti, allontanando dalla verità”, conclude. (di Sara Di Sciullo)
Ultime Notizie Roma
Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.
Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.
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