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ROMA Bullismo a scuola: denunciati i professori

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ROMA Bullismo a scuola: denunciati i professori

ROMA Bullismo a scuola. Sotto lo sguardo distratto dei professori una giovane studentessa di 15 anni è stata «bullizzata» dai compagni di classe. A denunciare il fatto i genitori della ragazza, che hanno inoltre presentato querela contro il corpo docenti della sede distaccata del liceo Platone in via Nistri (zona Marconi).

ROMA BULLISMO A SCUOLA

La decisione di accusare insegnati e preside è stato l’ultimo atto dei genitori per difendere la figlia, affetta da un handicap motorio. Handicap che ha smesso di curare terrorizzata al pensiero dei compagni. Tutto è iniziato dopo un taglio di capelli maschile adottato a ottobre dalla ragazza. Da quel momento sono iniziate a circolare voci di sue presunte inclinazioni omosessuali. Prima sussurrate, poi sempre più esplicite. Additata con parole pesanti la giovane si è chiusa in se stessa. Ma a offenderla ancora di più e a spingerla al silenzio totale sono stati gli aggettivi espressi verso di lei per tutto l’anno scolastico riferiti alla sua disabilità.

L’ACCUSA

Umiliazioni ben note agli insegnati, come scritto dall’avvocato Eugenio Pini nell’atto d’accusa, che non avrebbero mosso un dito in sua difesa. La giovane secondo i genitori sarebbe stata vittima anche di un bullismo 2.0, fatto di dirette video offensive su Instagram durante le lezioni o foto imbarazzanti postate sul social. A tradire la fiducia della ragazza, per suo padre e sua madre, è stata un’altra ragazza. L’unica da cui la quindicenne non se lo sarebbe mai aspettato perché come lei sofferente per menomazioni fisiche. Sarebbe stata proprio l’amica, conosciuta sui banchi del liceo Platone a gennaio 2017, a creare il clima ostile che ha spinto la vittima a fuggire dall’istituto.

L’INTERVENTO DELLA PRESIDE

La sola persona ad aver cercato di ricomporre la situazione è stata la preside. Venuta a conoscenza dei video e delle foto umilianti fatti con gli smartphone ha vietato l’uso dei telefonini in classe. E sempre lei ha cercato di dare vita a un confronto costruttivo mettendo le due ragazze a confronto in classe in un «circle time», strumento utilizzato per facilitare la comunicazione tra alunni. Operazione fallita. L’accusata sarebbe riuscita a convincere di essere lei la bullizzata dall’altra finendo per isolare ancora di più l’ex amica. Misure ritenute comunque tardive dai genitori che incolpano preside e insegnati per l’assenza di provvedimenti. L’ultimo atto del calvario della giovane si era verificato il 28 maggio, quando avrebbe dovuto sostenere una interrogazione. Invece lei si sente male e d’urgenza viene portata al Bambin Gesù. Nulla di grave fortunatamente, poche ore e la ragazza viene dimessa. Però da quel giorno non è più rientrata in classe.

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza​”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.

Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.

Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.

Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.

Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.

“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.

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