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Medico licenziato: la storia di Emiliano Coletta, da eroe Covid a disoccupato

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Medico licenziato: la storia di Emiliano Coletta, da eroe Covid a disoccupato

Medico licenziato: la situazione di Emiliano Coletta, ex eroe della pandemia

Durante l’epidemia di Covid-19, molti medici che si sono offerti volontari per lavorare nei reparti specializzati sono stati acclamati come “eroi”. Tuttavia, a quasi quattro anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria, questa celebrazione sembra aver perso valore per alcuni professionisti del settore. Ad esempio, Emiliano Coletta, figlio dell’ex sindaco di Latina, non ha ricevuto il rinnovo del suo contratto con l’Asl di Latina, nonostante il suo impegno in un momento critico.

Lavoro in ospedale durante la pandemia

Emiliano Coletta ha iniziato a lavorare presso l’ospedale Santa Maria Goretti nel 2020, rispondendo a un avviso pubblico in uno dei periodi più difficili della pandemia. Durante il suo mandato, ha ricevuto diversi rinnovi contrattuali, ma dal mese di ottobre dello scorso anno, è stato l’unico tra i suoi colleghi a non ottenere un ulteriore rinnovo.

La risposta dell’Asl e il supporto del primario

Secondo l’Asl, Coletta non ha partecipato agli ultimi bandi per il rinnovo del contratto. Tuttavia, il primario di cardiologia dell’ospedale ha sostenuto la necessità del rinnovo di Coletta, sottolineando la sua fondamentale utilità per l’assistenza sanitaria. Questa controversa situazione ha scatenato polemiche e ha portato ad un’interrogazione presso il Consiglio regionale del Lazio.

Prossimi passi e azioni legali

L’Asl ha comunicato che pubblicherà presto un nuovo bando per cardiologi al quale Coletta potrà partecipare. Nel frattempo, però, il medico resta fuori dall’ente sanitario e il suo legale ha presentato diverse richieste di chiarimento, nonché accessi agli atti.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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