Attualità
Congedato in moto si schianta contro un furgone sulla via Cimina e muore

Tragedia su via Cimina a Caprarola
Il motociclista Giovanni Bosco, 61 anni, è morto in un incidente stradale lungo via Cimina a Caprarola. La sua moto si è scontrata con un furgone e nonostante l’intervento dell’eliambulanza, purtroppo non è stato possibile salvarlo.
Giovanni Bosco: un carabiniere in pensione
Giovanni Bosco, brigadiere in pensione, ha perso la vita in un tragico incidente stradale mentre viaggiava lungo via Cimina. Era molto conosciuto nella comunità locale, avendo prestato servizio come carabiniere a Nepi e Civita Castellana, nel Viterbese. La notizia della sua morte ha suscitato grande dolore e ha fatto sì che la comunità si stringesse intorno alla sua famiglia per offrire supporto e conforto.
L’incidente fatale
L’incidente in cui Giovanni Bosco ha perso la vita è avvenuto nel pomeriggio di sabato scorso a Caprarola, mentre era in sella alla sua moto lungo via Cimina. Le circostanze esatte dell’incidente sono ancora in corso di accertamento, ma si sa che è avvenuto in prossimità del chilometro 15 e del bivio per Caprarola. Dopo lo scontro con il furgone, Giovanni è stato sbalzato dalla sella e la moto ha preso fuoco. È stata un’esperienza terribile per tutti i presenti e le autorità locali stanno ancora investigando sulla dinamica dell’incidente.
Motociclista deceduto, conducente del furgone ferito
Nonostante i tentativi dei soccorritori di rianimare Giovanni sul luogo dell’incidente, le ferite erano troppo gravi e il motociclista è purtroppo deceduto. Il conducente del furgone coinvolto nell’incidente ha riportato solo lievi ferite. Le forze dell’ordine e i vigili del fuoco sono intervenuti sulla scena per gestire la situazione e la ricostruzione della dinamica dell’incidente è ancora in corso.
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Vannacci sul Leoncavallo: “Antagonisti e alternativi lo facciano non alle spese della società”

Era il 21 agosto quando il Leoncavallo è stato definitivamanente sgomberato dopo ben 133 rinvii. Una cosa mai vista per un normale cittadino, ma il caso del centro sociale più famoso d’Italia è stata soprattutto una cosa politica. protetta dalla sinistra con il consenso degli amici degli amici.
Sulla questione è intervenuto l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci,
“Il Leoncavallo andava sgomberato. Anzi mi stupisce che ci siano voluti 31 anni perché in uno Stato libero e democratico non può sopravvivere alcuno spazio di illegalità, alcuno spazio dove la sopraffazione e la prevaricazione dominano sullo Stato e sull’ordine costituito. Quindi non so se si possa chiamare cultura quella che è stata effettuata o creata all’interno del Leoncavallo”.
Queste le parole dell’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, nel corso del programma “Filorosso”, condotto da Manuela Moreno, in diretta su Rai 3, e che si è occupato del recente sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano.
“Certo che era uno spazio abusivamente occupato e visto che l’articolo 42 della Costituzione tutela la proprietà privata, andava sgomberato al più presto”, ha proseguito Vannacci, “Nessuno vuole togliere spazi alle persone che li cercano, ma i famosi antagonisti o alternativi lo facciano, ma non alle spese della società. Lo facciano a spese loro, si affittino un capannone, paghino le bollette, pagano i costi e facciano gli alternativi con i propri denari”.
Attualità
Achille Lauro e la polemica: “Inclusione o pietismo con la bambina disabile al concerto?”

#AchilleLauro2026 Lo storico concerto dello stadio Olimpico accende i riflettori su un problema silenzioso: l’accesso ai disabili. La denuncia scuote il mondo dello spettacolo!
Il concerto di Achille Lauro allo stadio Olimpico di Roma nel 2026, attesissimo da migliaia di fan, è diventato anche un emblema di una questione tanto importante quanto spesso trascurata. Una bambina con disabilità, inizialmente esclusa dall’evento perché i biglietti a lei accessibili erano esauriti, ha riportato l’attenzione sulle barriere che persone con disabilità devono affrontare per accedere ai grandi eventi musicali.
Graziella Saverino, presidentessa dell’associazione Entusiasmabili, ha lanciato un accorato appello. “Le criticità legate all’accesso per disabili sono inaccettabili”, afferma. La sua denuncia non è solo un grido d’aiuto per la bambina, ma una richiesta di maggiore consapevolezza e azione da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione di eventi di massa.
Nonostante il tutto esaurito, la vicenda ha scatenato un’ondata di solidarietà e una veloce reazione da parte degli organizzatori. La situazione è stata risolta con l’aggiunta di posti dedicati, dimostrando che la sensibilizzazione e l’intervento tempestivo possono fare la differenza.
Questa storia apre domande urgenti: quanti altri sono lasciati indietro? Cosa si può fare per garantire che eventi futuri siano realmente inclusivi? Questi quesiti risuonano mentre il sipario si chiude, lasciando spazio alla riflessione su un cambiamento necessario e inesorabile.
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