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AL VIA NUOVO PROGETTO “PERCORSO VERDE” PER VALORIZZARE LA PRODUZIONE LOCALE LAZIALE

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percorso verde

Domani, lunedì 13 luglio 2020, alle ore 10.30, presso il Centro Agroalimentare di Roma (CAR), in via Tenuta del Cavaliere 1 a Guidonia, verrà presentato il nuovo “Percorso Verde”, un progetto dedicato alla valorizzazione della produzione locale della regione Lazio. Ogni anno, attraverso le 170 aziende presenti all’interno del CAR vengono commercializzati 3 milioni di quintali di prodotto freschissimo, proveniente da produttori del territorio laziale. Con questo progetto sarà quindi più facile riconoscere i produttori del territorio, grazie al  nuovo elemento visivo rappresentato dalle insegne dedicate alle aziende di produzione operanti presso il Mercato Ortofrutticolo del CAR.

I protagonisti dell’evento 

ENRICA ONORATI, Assessore Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali della Regione Lazio; VALTER GIAMMARIA e FABIO MASSIMO PALLOTTINI, rispettivamente presidente e direttore generale di CAR; VALERIO NOVELLI, presidente della commissione agricoltura della Regione Lazio; DAVID GRANIERI, presidente Coldiretti Lazio; MASSIMO BIAGETTI, presidente CIA – Agricoltori Italiani Roma; ALESSIO TRANI, presidente Confagricoltura Lazio; FABRIZIO LOBENE, presidente Confagricoltura L’Aquila; CINZIA GAGLIARDI, Comandante regionale Carabinieri Forestali; ANTONIO ROSATI, presidente ARSIAL; CARMELO TROCCOLI, direttore della Fondazione Campagna Amica.

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Carbonara day, la ricetta romana compie 70 anni

Carbonara day, la ricetta romana compie 70 anni

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Carbonara day, la ricetta romana compie 70 anni

Carbonara day, la ricetta romana compie 70 anni

Oggi si celebra il Carbonara Day, un’occasione speciale per festeggiare uno dei piatti più iconici della cucina romana, conosciuto e amato in tutto il mondo. Questa festa è nata dall’idea dei pastai dell’Unione Italiana di condurre un sondaggio per scoprire gli ingredienti preferiti dagli italiani per la pasta, e ha rivelato che uovo, pecorino romano, guanciale e pepe sono i protagonisti indiscussi della carbonara. Da allora, ogni anno a partire dal 2017, l’#CarbonaraDay si è trasformato in un evento sociale che coinvolge appassionati e turisti, spingendoli a condividere sui social network foto e dettagli dei loro piatti di carbonara preferiti.

Secondo quanto riportato da Fanpage.it, nella capitale il costo medio di una porzione di carbonara si attesta intorno ai 9 euro. Un prezzo che, nonostante possa variare, non scoraggia i numerosi estimatori di questo piatto delizioso e sostanzioso.

La ricetta originale della carbonara ha compiuto nel 2024 ben 70 anni. È stata pubblicata per la prima volta in Italia nel 1954 sul periodico “La Cucina Italiana”. Originariamente, la preparazione differiva leggermente da quella che conosciamo oggi: oltre agli ingredienti base come uova, pecorino, pepe e guanciale, le prime versioni prevedevano anche l’uso di aglio, formaggio gruviera e pancetta al posto del guanciale.

Da allora, la carbonara ha subito numerose interpretazioni e adattamenti in tutto il mondo. Secondo il New York Times, ci sarebbero addirittura ben 400 varianti di questo piatto iconico. Ogni cultura ha apportato le proprie modifiche, conservando l’essenza del piatto ma arricchendolo con ingredienti e sapori locali.

Il Carbonara Day non è solo un’occasione per gustare questo piatto delizioso, ma anche per celebrare la sua storia e la sua evoluzione nel corso degli anni. È un’opportunità per unirsi in festa e condividere la passione per una delle pietanze italiane più amate al mondo.



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Chef Ruffi apre un ristorante a Milano: menù con piatti precotti e surgelati.

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Chef Ruffi apre un ristorante a Milano: menù con piatti precotti e surgelati.

Chef Ruffi sta pianificando l’apertura di un ristorante a Milano. Nonostante sia conosciuto per l’utilizzo di panna, dadi, prodotti surgelati e precotti nei suoi piatti, al punto da essere considerato da molti come “il peggior cuoco italiano al mondo”, vanta quasi 500mila follower sui social media. Il suo vero nome e le fattezze del suo volto restano un mistero, dato che sceglie di apparire sempre mascherato.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Ruffi svela di insegnare in modo inusuale tecniche culinarie, ricette e ingredienti poco conosciuti, nonostante siano consumati quotidianamente come il glutammato, ingrediente base del dado. Definendosi “lo chef più famoso d’Italia”, sostiene che nessuno al di fuori del Paese possa essere chiamato chef. Inoltre, afferma di aver perfezionato le sue abilità culinarie viaggiando intorno al mondo e, in particolare in Cina, presso un maestro dal quale ha appreso l’arte della cucina cinese.

Diverse recensioni indicano il miglior ristorante d’Italia a Milano, specializzato in risotti. Ruffi rivela di viaggiare spesso tra l’Arabia Saudita, Dubai, l’Asia e l’Inghilterra. Dichiarando di essere finanziato da uno sceicco, lo definisce un amico e un collega piuttosto che un mero investitore. Nonostante riceva numerose critiche, non sembra preoccupato: “Gli haters sono inevitabili quando si è famosi e bravi, ma spesso sono proprio questi ultimi a voler fare una foto con me. Li adoro”.

La sua scelta di apparire sempre con maschera ha suscitato curiosità. Ruffi spiega non sentirsi ancora pronto per essere riconosciuto ovunque, ma assicura che presto si svelerà.

Sostiene con convinzione che i suoi piatti vadano prima provati e poi giudicati, mettendo in discussione anche le tecniche culinarie tradizionali: “Chi ha stabilito che si fa così e non diversamente?”. Nel prossimo anno prevede di aprire un ristorante a Milano, che sarà seguito da altre aperture. Di questo nuovo progetto rivelato, dice: “I lavori sono già iniziati. Sarà un luogo dove faremo cucina italiana, pizze e piatti cinesi, con musica e spettacoli dal vivo”.

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Lo sapevate che Champagne è nome esclusivo dei prodotti nell’omonima regione francese? La vicenda

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Lo sapevate che Champagne è nome esclusivo dei prodotti nell’omonima regione francese? La vicenda

Dopo il nostro articolo sulla nuova bevanda che vorrebbe, ma non lo è, assomigliare il più possibile allo Champagne, alla nostra redazione è arrivata la lettera del  Comité Champagne, l’organismo semi-pubblico incaricato di proteggere la denominazione di origine controllata Champagne.

“Ho letto con attenzione l’articolo pubblicato oggi con il titolo “Mazzalùa, lo ‘champagne’ analcolico fatto con l’aceto presto in vendita” e desidero esprimere alcune preoccupazioni in merito all’utilizzo improprio del termine “Champagne”. Lo Champagne è una denominazione riservata esclusivamente ai vini prodotti nella regione omonima, la Champagne. Tale designazione è il risultato di una storia lunga tre secoli e del lavoro instancabile di generazioni di produttori locali, i Champenois, che hanno dedicato il loro impegno a far riconoscere in tutto il mondo l’unicità dei loro vini e del metodo di produzione.”

“Il nostro motto, “Il n’est Champagne que de la Champagne” (È Champagne solo quello che proviene dalla Champagne), sottolinea chiaramente questo principio fondamentale. Questo impegno ha contribuito a far sì che il nome Champagne goda di una protezione legale estesa attraverso normative nazionali e internazionali, tra cui la norma (CE) n. 1308/2013 del 17 dicembre 2013 sull’organizzazione comunitaria del mercato del vino. Pertanto, ci rivolgiamo a voi con la richiesta di rettificare l’articolo e di porre maggiore attenzione all’utilizzo corretto della denominazione “Champagne”, evitando termini fuorvianti che possano compromettere l’integrità e la reputazione di questa prestigiosa denominazione di origine controllata”.

“Ringraziamo per l’attenzione e la comprensione e ci auguriamo che la vostra redazione continui a rispettare le regole e le normative che tutelano i prodotti di eccellenza come lo Champagne. Distinti saluti”.

E voi lo sapevate, noi no e siamo felicissimi di aver acquisito, attraverso questa cordiale lettera ricevuta, proprio dal Comitè Champagne una competenza in più e una consapevolezza maggiore quando dovremo brindare con una bella bottiglia di Champagne.



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Mazzalùa, simile allo Champagne, ma fatto con l’aceto presto in vendita

Mazzalùa, la bevanda” analcolica fatto con l’aceto, al 100% made in Italy da settima prossima sul mercato

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Arriva sul mercato lo «champagne» analcolico fatto con l’aceto

Mazzalùa, simile allo Champagne ma a differenza, analcolico e fatto con l’aceto, al 100% made in Italy da settima prossima sul mercato.

Il suo nome è Mazzalùa, sarà in vendita dal lunedì prossimo ed è una bevanda che vuole avvicinarsi allo Champagne ma è analcolico e tutto made in Italy. Il primo al mondo ottenuto non dal vino dealcolato, ma dall’aceto naturale.

A distribuirlo sarà Domori, uno dei marchi d’alta gamma riuniti nel Polo del Gusto di Riccardo Illy. Proprio lo stesso gruppo che in Italia distribuisce Barons de Rothschild, uno dei brand più prestigiosi dello Champagne, quello vero.

Le bollicine analcoliche del Mazzalùa, al pari di quelle francesi, si bevono fredde e si abbinano bene alle ostriche, alle torte salate, ai piatti ad alto contenuto di burro e ai dolci. E al pari delle bottiglie francesi sono un prodotto di fascia alta, che verrà venduto tra i 20 e i 24 euro.

Il processo produttivo Mazzalùa viene prodotto in Friuli e prende il nome dal lembo di terra fra i colli italiani e quelli sloveni che sin dall’antichità hanno dato origine a grandi vini.

I soci di Poska, l’azienda che lo ha creato, sono quattro: due provengono dalla famiglia Kristancic, storica azienda vinicola del Nordest, uno è un esperto di aceti e la quarta è Rossana Bettini, giornalista enogastronomica, esperta di analisi sensoriali, imprenditrice nonché moglie di Riccardo Illy.

Niente conservanti, niente spezie nè aromi, solo da ultimo un tocco di anidride carbonica. Il risultato è una bevanda frizzante, senza alcol, leggermente dolce, che va bevuta molto fredda e che si presenta come uno champagne: con la sua gabbietta, il tappo a fungo e la tradizionale bottiglia bombata champagnotta.

Negli Stati Uniti e in Oriente c’è già una grande richiesta di questi prodotti senza alcol, in alcuni casi per ragioni culturali, in altri per motivi religiosi e infine per scelte salutistiche. Il mercato che i produttori si aspettano per il Mazzalùa, però, sarà anche e soprattutto italiano. Attenzione però a non chiamarlo Champagne. Ecco spiegato il motivo.

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Farine di insetti, i pediatri sono scettici sull’introduzione nella dieta dei bambini

Farine di insetti, i pediatri sono scettici sull’introduzione nella dieta dei bambini

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Farine di insetti, i pediatri sono scettici sull'introduzione nella dieta dei bambini

Insetti nel piatto: i pediatri sono scettici sull’introduzione di farine di insetti nella dieta dei bambini

Secondo l’articolo pubblicato dall’Adnkronos Salute, i pediatri della Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp) non sono convinti dell’uso di farine di insetti nell’alimentazione dei bambini, poiché ritengono che al momento non ci siano ancora sufficienti prove scientifiche a supporto di questa pratica.

Un gruppo di ricercatori, guidato da Lorenzo Norsa, responsabile dell’area Nutrizione della Sigenp, ha condotto uno studio che evidenzia la mancanza di prove sui benefici nutrizionali e sulle possibili allergie alimentari legate al consumo di farine di insetti. Nonostante l’autorizzazione da parte della Commissione europea all’immissione nel mercato di alcune farine di insetti, i pediatri rimangono scettici e ritengono che siano necessarie ulteriori ricerche prima di raccomandare l’uso di tali alimenti nella dieta dei bambini.

La decisione della Commissione europea è stata presa sulla base delle valutazioni condotte dall’European Food Safety Authority (Efsa) che ha certificato la sicurezza di questi nuovi alimenti. Tuttavia, i pediatri della Sigenp ritengono che, nonostante la sicurezza certificata, siano necessarie ulteriori prove in merito all’assorbimento di nutrienti, alla presenza di possibili allergeni e ai reali benefici nutrizionali per i bambini.

Secondo Claudio Romano, presidente della Sigenp, l’approfondimento del tema è essenziale per chiarire ogni aspetto relativo alla sicurezza e ai benefici derivanti dal consumo di farine di insetti da parte dei bambini italiani. Gli esperti ritengono che le evidenze disponibili derivano principalmente da esperienze effettuate in Paesi in via di sviluppo, con situazioni differenti rispetto a quelle dei bambini italiani.

Lorenzo Norsa sottolinea che se da un lato il potenziale di questi alimenti nel prevenire la fame e la carenza nei Paesi a basso reddito è indiscutibile, dall’altro occorre essere cauti nell’approccio a bambini sani e ben nutriti come quelli italiani, poiché mancano ancora prove concrete sui reali benefici nutrizionali delle farine di insetti.

In conclusione, nonostante l’autorizzazione da parte dell’Efsa, i pediatri ritengono che sia necessario produrre ulteriori evidenze prima di introdurre le farine di insetti nella dieta dei bambini su larga scala. Infine, è importante continuare a valutare il potenziale impatto di tali alimenti sulla salute dei bambini, e considerare che possono esserci rischi di allergie per i bambini più piccoli.

 



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Stelle Michelin 2024: nuovo ristorante stellato a Roma, trionfo di Napoli e Bolzano nelle classifiche italiane

Stelle Michelin 2024: nuovo ristorante stellato a Roma, trionfo di Napoli e Bolzano nelle classifiche italiane

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Le stelle della Michelin 2024: nuovo ristorante stellato a Roma, trionfo di Napoli e Bolzano nelle classifiche italiane.

I migliori ristoranti italiani secondo la guida Michelin 2024

La guida Michelin, nota per premiare i migliori ristoranti con una, due o tre stelle, ha reso note le sue valutazioni per il 2024. Gli ispettori hanno viaggiato per tutto il Sud Italia negli ultimi 12 mesi, premiando numerosi ristoranti e confermando l’apprezzamento per la cucina del Lazio. Tuttavia, sono emerse anche alcune novità interessanti, come il trionfo di Napoli e Bolzano nelle classifiche italiane. D’altra parte, la terrazza dell’hotel Eden ha perso il riconoscimento, mentre il colombiano Roy Caceres all’Orma ha conquistato una stella. La presentazione della Guida 2024 è avvenuta al Teatro Grande di Brescia.



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362 anni di mortadella e ricette antispreco alla stazione Termini di Roma: un viaggio culinario nel tempo e sul treno!

362 anni di mortadella e ricette antispreco alla stazione Termini di Roma: un viaggio culinario nel tempo e sul treno!

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362 anni di mortadella e ricette antispreco alla stazione Termini di Roma: un viaggio culinario nel tempo e sul treno!

Una sfida ai fornelli sul tema di ricette anti-spreco con al centro lei, la mortadella, regina rosa dei Salumi. Si è festeggiato così nello spazio eventi della Stazione Termini il 362° compleanno della Mortadella di Bologna, nata ufficialmente da un bando – antesignano del moderno disciplinare – emanato il 24 ottobre 1661 dal quel cardinale Girolamo Farnese, allora legato di Bologna che poi l’anno successivo, dopo la morte del fratello Pietro, diverrà Duca di Latera, cittadina ora in provincia di Viterbo. Un bando che metteva ordine su questo prodotto della cultura e gastronomia contadina, realizzato con carne di maiale magra, speziata e poi lardellata e quindi cotta al vapore. Tre chef di cui uno giapponese perchè la mortadella – anticamente prodotto d’elite per i suoi ingredienti di prima scelta, poi divenuto alimento popolare – è una eccellenza italiana largamente esportata nel mondo. Una mattinata di performance ai fornelli con questo prodotto particolarmente declinabile in cucina, tra aneddoti e battute, con pure lo street artist romano Luigi Ambrosetti in arte LAC 68, che si è cimentato in una performance live anche questa nello spirito del riuso, dove elementi d’imballaggio della mortadella, come spaghi e fascette sono divenuti elementi costruttivi di una mortadella gigante.



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“Carbonara e parmigiano americani”: il Financial Times sfata i miti della cucina italiana

Carbonara e parmigiano americani. Le incredibili rivelazioni al quotidiano USA di un professore universitario

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Carbonara day, la ricetta romana compie 70 anni

Carbonara e parmigiano americani. E panettone e tiramisù nati al supermercato. Quelle che potrebbero sembrare eresie per molti italiani sono in realtà opera di uno dei nostri connazionali. Per la precisione di Alberto Grandi, docente di Storia dell’alimentazione presso l’Università di Parma. Intervistato da Marianna Giusti per il Financial Times, si è dilettato in una delle attività che lo hanno maggiormente contraddistinto in carriera: far crollare miti legati alla tradizione culinaria italiana. E suscitare un vespaio di polemiche.

Grandi ha esordito con il panettone. A suo dire, “prima del 20esimo secolo, era una focaccia sottile e dura farcita con uvetta. La mangiavano solo i poveri e non era legata al Natale. Come lo conosciamo oggi è un’invenzione industriale. Fu Angelo Motta negli anni ’20 a introdurre una nuova ricetta d’impasto e a dare inizio alla tradizionale forma a cupola. Negli anni ’70 poi i panifici indipendenti, di fronte alla concorrenza dei supermercati, iniziarono a prodursela in proprio. E così, dopo un bizzarro viaggio a ritroso, il panettone è arrivato ad essere prodotto artigianale“.

Quanto invece all’origine del tiramisù, da sempre oggetto di contesa, il professore rivela che la sua prima volta sui libri di cucina risale agli anni ’80. In precedenza, il mascarpone, che ne costituiva l’ingrediente principale, si trovava solo a Milano. Sul parmigiano, invece, la sua forma originaria si trova solo nel Wisconsin. “La sua storia – racconta Grandi – ha circa 1000 anni. Fino agli anni ’60 pesava circa 10 kg ed era racchiusa in una spessa crosta nera. Inoltre aveva una consistenza più grassa e morbida di quella di oggi“.

Ma come è arrivato nello Stato americano? “A inizio ventesimo secolo – aggiunge il docente – gli immigrati italiani della regione del Po a nord di Parma hanno iniziato a produrlo lì. Dove però, a differenza di quanto accaduto in Italia, la ricetta non si è mai evoluta. Così nel nostro paese, nel corso degli anni, è diventato un formaggio a pasta dura e a crosta chiara prodotto in forme giganti. Nel Wisconsin invece è rimasto fedele all’originale“. Parole insomma che costituiscono una bella botta, proprio nei giorni in cui il Governo ha candidato la cucina italiana a Patrimonio dell’Unesco.



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Carbonara con il sugo: l’ultima provocazione ‘made in USA’ scatena la polemica

Carbonara con il sugo. L’idea lanciata dal New York Times non manca di scatenare dure reazioni

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Carbonara con il sugo. Stavolta gli americani l’hanno sparata davvero grossa. Ipotizzando il piatto per eccellenza della tradizione romana cucinato niente meno che con il pomodoro. Un elemento non tradizionale ma che, giurano da Oltreoceano, donano al preparato un sapore brillante Ma non solo: tra le ‘innovazioni’ proposte, a parte l’uso del Parmigiano Reggiano (invece del Pecorino), c’è anche la sostituzione del guanciale con la pancetta. La quale, dicono, “è ampiamente disponibile e conferisce una piacevole nota affumicata“.

La ricetta completa è contenuta in un articolo pubblicato sul New York Times. In esso viene spiegato, oltretutto, come si può evitare il coagulo delle uova, facendo sì che invece si fondano in una perfetta crema. E ovviamente non sono mancate le polemiche: tra chi definisce il procedimento “ridicolo” e chi, forse ironicamente, vi vede dietro “una dichiarazione di guerra all’Italia“.

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Negozi di arredamento a Roma: come sceglierli?

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Arredare con gusto la propria casa è sicuramente una grande soddisfazione, ma non è un’impresa facilissima. Trovare mobili di qualità, che si adattano alla propria abitazione e che rispecchiano il proprio stile, può diventare una vera caccia al tesoro.

Bisogna avere chiaro in mente il progetto di arredamento che si vuole realizzare ed è necessario avere molto tempo a disposizione per poter visitare i vari negozi e mobilifici dislocati per la città e scegliere quello che soddisfa i propri requisiti.

A Roma ci sono davvero tanti negozi di arredamento, per tutti i gusti: dall’etnico, a quelli d’epoca, passando per il contemporaneo a quelli minimal e all’hi-tech. Riuscire a scegliere quello che faccia al proprio caso potrebbe risultare disorientante. È importante focalizzarsi sullo stile che volete dare alla nostra abitazione.

Nella Capitale si può trovare facilmente il negozio di mobili più adatto al proprio stile, come lo show-room Roma Arredamenti, che offre mobili componibili e arredi su misura, in grado di soddisfare ogni necessità.

Il giusto negozio di arredamento dovrebbe essere un punto di riferimento, in grado di chiarire i dubbi e allontanare ogni preoccupazione. I commessi dovrebbero saper ascoltare e capire quello che si sta cercando, proponendo le soluzioni più semplici e valide per ottenere i risultati migliori.

Come scegliere il negozio di arredamento

Per prima cosa è importante scegliere uno showroom che abbia grande esperienza e che possieda un ampio catalogo di mobili. I materiali con cui vengono costruiti gli arredi devono essere innovativi, di alta qualità e soprattutto resistenti.

Ci deve anche essere la possibilità di un’ampia scelta di colori e materiali di rivestimento, come i tessuti per i divani e i top per le cucine. I mobili dovrebbero essere consegnati in tempi brevi, senza inutili lunghe attese, e montati con cura e precisione.

Un buon negozio di mobili mette a disposizione dei suoi clienti degli esperti di interior design, che realizzano un progetto dello spazio che si desidera arredare; creando una versione realistica degli ambienti usando dei software 3D a colori, in modo da semplificare il posizionamento degli arredi interni.

In questo modo si potrà visualizzare facilmente la disposizione dei mobili e vedere i possibili abbinamenti di colori e texture. Ci si potrà inoltre farsi consigliare nella scelta delle migliori fantasie dei tessuti, sugli accessori e i complementi d’arredo, per rendere la casa davvero accogliente e personalizzata.

La consegna e il montaggio

Dopo la prima fase di progettazione e di scelta, da non sottovalutare è il servizio di consegna e montaggio dei mobili. Bisogna affidarsi a un negozio di arredamento che garantisca una consegna in breve tempo e un montaggio accurato.

Un servizio professionale sarà in grado di risolvere immediatamente gli eventuali imprevisti che possono accadere durante il montaggio dei mobili. Si occuperà anche dello smaltimento degli imballaggi e successivamente sarà disponibile ad aiutare in caso di problematiche legate al montaggio.

Trovare il negozio di arredamento giusto, in grado di rispondere alle nostre necessità e che realizzi mobili di qualità, è un’operazione che potrebbe non essere semplice e veloce, ma una volta individuato lo showroom adatto a soddisfare le proprie esigenze, arredare casa sarà semplice e divertente.



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