Cronaca
Maltrattamenti a moglie e figlie, dipendente del ministero rischia grosso
Maltrattamenti a moglie e figlie, i dettagli delle angherie che l’uomo costringeva loro a subire

Maltrattamenti a moglie e figlie. A queste ultime, di 7 e 9 anni, sarebbero state inflitte punizioni incredibili: ad esempio, mangiare carne andata a male o finire sotto la doccia vestite. La consorte, di origine giapponese, sarebbe stata invece costretta a pulire il pavimento dagli sputi con cui lui stesso lo aveva precedentemente ricoperto. E, al termine dell’operazione, ricoperta di insulti: “Mongoloide. Ritornatene a Tokyo, parassita“. Comportamenti gravissimi, che ora, secondo quanto rivela La Repubblica, potrebbero costare molto cari a chi li ha portati avanti. Un dipendente ministeriale della Roma bene, ora in Tribunale, per rispondere di maltrattamenti in famiglia.
Le vittime invece si trovano ora in una struttura protetta, assistite da una legale. Per loro si è concluso fortunatamente un lungo incubo, che hanno dovuto vivere tra il 2018 e il 2021. Ogni giorno, fino alla fine di febbraio del 2020, quando si è consumato il culmine. L’ennesima lite e l’uomo che afferra la moglie per una gamba e minaccia di buttarla dalla finestra. Ma era solo l’ultima delle angherie che le tre donne avevano dovuto subire. Costrette, ad esempio, a patire la fame, in quanto “parassite“. Oppure a essere oggetto di minacce, tipo “ti spacco la faccia“, con l’uomo che non si fermava nemmeno davanti alle lacrime delle figliolette.
Ultime Notizie Roma
Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.
Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
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