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Cagnolina benedetta dal Papa, parla la padrona: “Il rimprovero? Ecco com’è andata”

Cagnolina benedetta dal Papa, la donna fa chiarezza sull’episodio raccontato dal Pontefice durante gli Stati generali della Natalità

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Cagnolina benedetta dal Papa, parla la padrona: “Il rimprovero? Ecco com’è andata”

Cagnolina benedetta dal Papa. Immaginate la sorpresa di Francesco quando ha imposto la mano sulla padrona e ha visto comparire il suo musetto. E’ la stessa donna, insegnante originaria di San Benedetto del Tronto, a raccontare l’episodio che ha visto protagonista la sua amica a quattro zampe. Su di esso si era già soffermato il Pontefice nel corso degli Stati Generali della Natalità. Suscitando feroci polemiche a causa delle frasi sull’amore che gli uomini riserverebbero più agli animali che non ai bambini. Per questo, la donna è stata costretta a intervenire, per fare chiarezza e difendere il Pontefice dagli attacchi.

Le cose – spiega, riportata da Il Corriere Adriatico – sono andate un pò diversamente da come sono state strumentalizzate sui media e sui social. Io il rimprovero del Papa l’ho preso come quello di un nonno che lo ha fatto con il sorriso sulle labbra. Invece sono dispiaciuta per quello che gli hanno detto“. La donna si era recata più volte in Piazza San Pietro e vi si trovava anche il giorno dell’episodio, lo scorso 4 aprile. Era in prima fila e stretta a sè aveva una borsetta dove c’era la cagnolina, di nome Mialma (‘Anima mia’). “Si è avvicinato – ha aggiunto – e quando ha allungato la mano per sfiorare la mia, la cagnolina è spuntata“.

CAGNOLINA BENEDETTA DAL PAPA: “LE CRITICHE? SCHERZAVA”

Quando gli ho detto come si chiamava, mi ha risposto di cambiarle il nome e metterle ‘Mia’, che era più adatto“. Un consiglio che non l’ha affatto contrariata, anzi l’ha resa felice: “Sono molto devota al Papa e ho pensato che si stava comportando come mio nonno, che quando mi doveva dire una cosa lo faceva apertamente“. A non andarle giù sono state invece le critiche rivolte al Pontefice. “Ho letto cose bruttissime e mi rattrista. Lui scherzava, era sorridente e per nulla contrariato. In più Mialma è un cane da pet therapy, quindi utile per ritrovare la salute“.

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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