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Rafa Nadal sotto i riflettori di Amnesty International per il ruolo di ambasciatore in Arabia Saudita

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Rafa Nadal sotto i riflettori di Amnesty International per il ruolo di ambasciatore in Arabia Saudita

Nadal e il controverso contratto di sponsorizzazione

Rafa Nadal, noto campione spagnolo, ha recentemente accettato un nuovo ruolo di ambasciatore dell’Arabia Saudita nel tennis, firmando un contratto di sponsorizzazione molto remunerativo. Tuttavia, questa scelta è stata duramente criticata da Amnesty International, che accusa il governo saudita di utilizzare sportivi di alto livello per migliorare la propria immagine internazionale, piuttosto che affrontare le urgenti questioni sui diritti umani.

La pausa nella carriera di Nadal

L’accordo è stato siglato durante una pausa nella carriera di Nadal dovuta a un infortunio che gli ha impedito di partecipare all’Australian Open. Nonostante la sua già lunga e prospera carriera, questo contratto rappresenta una delle sponsorizzazioni più ricche per il tennista, che in passato ha legato il suo nome a marchi prestigiosi come Nike, Babolat, Kia Motors, Telefonica e Richard Mille.

Il ruolo di Nadal nella Federtennis saudita

La Federtennis saudita ha accolto con entusiasmo Nadal nel ruolo di ambasciatore, evidenziando l’importanza di promuovere lo sviluppo delle giovani promesse del tennis e incrementare l’interesse per questo sport nel paese. Questa iniziativa si inserisce in una strategia più ampia di sportwashing, con l’organizzazione di eventi tennistici e la collaborazione di altre celebrità sportive come Cristiano Ronaldo e Lionel Messi.

Le critiche di Amnesty International

Amnesty International ha espresso forti riserve sulla decisione di Rafa Nadal, ponendo l’accento sulla difficile situazione dei diritti umani in Arabia Saudita. Numerosi attivisti pacifici sono stati incarcerati, le esecuzioni continuano e l’assassinio di Jamal Khashoggi rimane una ferita aperta. L’organizzazione invita Nadal a usare la sua influenza per parlare apertamente di queste problematiche, ma finora le loro sollecitazioni sembrano non aver trovato riscontro.

Fonte: Fanpage

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

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Esplosione a Roma, installati sensori per rilevare residui di gas

Resta alta l’attenzione a Roma dopo la violenta esplosione avvenuta ieri mattina intorno alle 8 in via dei Gordiani, zona Prenestino. Un distributore di GPL è saltato in aria causando oltre 40 feriti, tra cui due in condizioni gravi, ora ricoverati all’ospedale Sant’Eugenio. Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, le forze dell’ordine e i soccorritori, alcuni dei quali sono rimasti coinvolti nella deflagrazione.

L’Arpa e il Noe hanno installato dispositivi per monitorare la qualità dell’aria, temendo la presenza di gas residui. La Protezione Civile ha consigliato ai residenti di non uscire, tenere chiuse le finestre e spegnere i condizionatori. La Procura ha aperto un’indagine per disastro colposo: le prime ipotesi parlano di un guasto ad un impianto GPL.

Il tempestivo intervento dei gestori di un centro estivo vicino ha evitato una possibile tragedia: i bambini presenti sono stati evacuati poco prima dell’esplosione. La zona resta isolata, con ingenti danni anche a strutture vicine, come la polisportiva Villa De Sanctis. Le autorità stanno proseguendo le indagini e i controlli ambientali.

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

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Roma, giovane cuoco ucciso al parco: si indaga su una tentata rapina, ma il portafoglio era intatto

Tragedia alla Montagnola, nella periferia sud della Capitale: Mamun Miah, 27 anni, cittadino del Bangladesh e cuoco in un ristorante di piazza Venezia, è stato trovato senza vita al parco della Solidarietà, nei pressi del civico 393 di via Cristoforo Colombo. Il giovane è stato colpito al torace da una coltellata che non gli ha lasciato scampo, l’aggressore è fuggito ed è tuttora ricercato.

L’ipotesi investigativa principale resta quella della rapina finita male. Secondo alcuni amici della vittima, connazionali che spesso trascorrevano con lui le serate nel parco dopo il lavoro, Mamun avrebbe reagito a un tentativo di furto ed è stato accoltellato. I testimoni, pur trovandosi a una certa distanza al momento dell’attacco, raccontano di averlo visto discutere animatamente con un uomo nei pressi di un centro sportivo, non lontano dalla sua abitazione in via dell’Arcadia.

Ma il dettaglio che lascia perplessi è che nella tasca dei pantaloni del giovane è stato rinvenuto il portafoglio, completo di denaro e documenti. Un elemento che complica la lettura del movente: perché uccidere per rapinare, se poi l’aggressore fugge a mani vuote?

A destare ulteriori sospetti è l’identikit tracciato dagli amici di Mamun, che indicano come possibile responsabile un senzatetto della zona, noto per aggirarsi nei pressi del parco. Al momento, però, l’uomo non è stato rintracciato.

I carabinieri della compagnia Eur, insieme ai colleghi della stazione di San Sebastiano, stanno conducendo le indagini e sono già state acquisite le immagini delle videocamere di sorveglianza presenti nell’area per cercare di identificare chi fosse nei paraggi al momento del delitto. Sarà anche l’autopsia a fornire risposte decisive, chiarendo l’esatta dinamica dell’aggressione e se la vittima abbia tentato di difendersi.

Mamun Miah viveva da solo e lavorava duramente per mantenersi. I familiari, rimasti in Bangladesh, sono stati avvisati della tragedia. Nel frattempo, la comunità bengalese di Roma è sotto shock e chiede giustizia per un giovane la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Un omicidio così brutale, in un contesto apparentemente tranquillo, riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle aree periferiche della città: luoghi spesso dimenticati, dove la presenza delle forze dell’ordine non è costante e il degrado sociale favorisce l’emergere di situazioni pericolose. La morte di Mamun Miah non può restare solo una notizia di cronaca: deve spingere a riflettere su come tutelare davvero chi lavora onestamente e cerca solo una vita dignitosa.

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