Cronaca
Giardinetti, incendio alle case popolari. 15 i ricoverati
Alla periferie est della capitale un incendio che poteva costare caro.

Roma VI Municipio
A Giardinetti c’è stato un grave incendio nella notte fra giovedì e venerdì. Le fiamme hanno avvolto l’intera scala B delle case popolari di via Giovanni Dupre 87 ben fino al sesto piano. Per domare le fiamme sono dovute intervenire 4 autobotti dei Vigili del Fuoco che hanno evacuato diverse persone attraverso l’uso della scala di salvataggio.
L’incendio di Giardinetti
Un incendio pauroso, che ha coinvolto quindici persone, quello scoppiato alle due di notte di venerdì 30 giugno. Ancora oggi tutti sono ricoverati al Policlinico Umberto I. Fra di loro 6 minori, per fortuna non in gravi condizioni.
Intervenuto sul posto, al cronista de La Cronaca di Roma, i residenti hanno dichiarato che negli anni sono state fatte diverse segnalazioni – sia ai Vigili del Fuoco, sia al Municipio VI – per una colonna che perdeva acqua proprio a ridosso del contatore elettrico, sita al livello -1 della palazzina, ma nessun intervento strutturale è stato mai effettuato.
Oltre all’enorme spavento, l’incendio poteva provocare una strage, con gli abitanti che sono corsi per le scale avvolti dal fumo nero proveniente dalle cantine.
Da accertare anche se, al quadro generale, ci fossero degli allacci irregolari che hanno sovraccaricato il contatore. Soltanto la perizia tecnica potrà stabilire con certezza le effettive cause dell’incendio che ha generato il panico in tutto il complesso abitativo.
Accuse al comune da parte dei residenti di Giardinetti
L’assenza del comune di Roma e delle istituzioni tutte, è stata grave, ma ora ci sarà da spendere ancora più soldi per ridare a tutte le famiglie della scala B, la loro dignità, mentre bastava veramente poco per evitare quella che, a tutti gli effetti, poteva essere una strage.
Ultime Notizie Roma
Droga, minacce ed incendi tra Roma e Calabria: 11 arresti, smantellata la rete legata al narcotraffico

Undici persone sono state arrestate dai Carabinieri nell’ambito di un’operazione antidroga che ha colpito un’organizzazione criminale attiva tra Roma, Latina e la Calabria. Le accuse nei loro confronti comprendono associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e incendio doloso in concorso. Altri tre soggetti risultano ancora ricercati.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, è frutto di un’indagine articolata che ha incluso intercettazioni e l’analisi di chat criptate. L’inchiesta si collega ad una precedente operazione condotta nel Gennaio 2022, che aveva già smantellato un’organizzazione criminale, secondo gli investigatori, all’albanese Elvis Demce, condannato in seguito a 18 anni di carcere.
Gli arrestati avrebbero avuto ruoli ben definiti all’interno dell’organizzazione, che si occupava del traffico di cocaina lungo l’asse Roma-Reggio Calabria. Le forze dell’ordine hanno documentato il commercio illecito di almeno 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marijuana tra maggio 2020 e marzo 2021 nelle province di Roma e Latina. Tra gli episodi più gravi, uno riguarda l’incendio di una sala scommesse a Roma e le successive minacce di morte rivolte al proprietario, accusato di non aver saldato un debito per l’acquisto di droga.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
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