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Twitter cambia logo, Musk è intenzionato ad arrivare fino in fondo

Twitter cambia logo. La novità di Musk
Twitter cambia logo. Elon Musk è intenzionato ad arrivare fino in fondo con la rifondazione di Twitter, è quello che ci trapela dalla sua scelta di cambiare definitivamente logo al mass-media.
L’iconico logo di Twitter era stato disegnato da una donna di nome Linda Gavin, che era una designer presso l’agenzia di branding e design di San Francisco chiamata “Stone Yamashita”. Voleva rappresentare l’anima pulsante della piattaforma-colosso del settore della comunicazione: il micro-blogging creava infatti un’opportunità unica di espressione del proprio pensiero. Una piattaforma che non si ferma mai, i suoi utenti con le loro continue twittare richiamano al meglio la scelta del pettirosso come simbolo del mass-media.
Il nuovo simbolo di Twitter? Una X.
Tutto cambia all’arrivo di un nuovo attore, Elon Musk è il dio americano dei soldi che scende in terra, compra l’applicazione e decide di porvi un proprio imprinting. Un cambiamento che negli ultimi mesi sta portando il colosso a dei numeri mai raggiunti, gli investitori tornano ed Elon Musk gongola.
Twitter cambia logo e il nuovo simbolo rappresenta il nuovo leader della piattaforma, un processo che è iniziato all’alba dell’invenzione dei social media: non è l’utente che da vita alla piattaforma ad avere il controllo, ma chi da quell’utente riesca ad ottenere il maggior guadagno possibile.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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