Attualità
Guidatore ubriaco chiama madre per aiuto, entrambi positivi all’alcoltest: patenti ritirate

Una donna di 57 anni e suo figlio di 25 anni sono stati privati delle loro patenti di guida a causa dei risultati positivi al test dell’alcol. Da quello che è stato ricostruito finora, pare che il figlio sia stato fermato dai carabinieri durante un servizio di controllo stradale mirato a contrastare l’abuso di alcol alla guida. L’incidente si è verificato a Maneggio, un comune situato nella provincia di Como.
Il giovane aveva un tasso alcolico ben superiore al limite legale. I militari hanno fermato il veicolo e lo hanno sottoposto ad un test con l’etilometro, il quale ha rivelato un tasso di circa 1,1 grammi per litro di alcol nel sangue, praticamente il doppio del limite massimo legale di 0,5 grammi per litro.
Dopo che gli è stata sospesa la patente, il giovane ha contattato la madre per chiedere un passaggio. Quando la donna è arrivata sul posto, è stata sottoposta allo stesso test alcolico dagli ufficiali.
I militari hanno scoperto che anche la signora aveva un tasso alcolico superiore al limite legale, si attestava a 0,7 grammi per litro di alcol nel sangue. Pertanto, anche per la madre si è resa necessaria la sospensione della patente e una conseguente sanzione.
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Il divieto degli smartphone a scuola: una scelta coraggiosa?

Di fronte all’annuncio del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di estendere il divieto dell’uso dei cellulari anche agli studenti delle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico, l’opinione pubblica si spacca: da un lato c’è chi accoglie con favore la misura, considerandola una necessaria inversione di rotta per ridare centralità alla didattica, dall’altro lato, non mancano le critiche: è davvero questo il modo giusto per affrontare il problema?
Valditara parla di un “intervento improcrastinabile”, giustificato dagli “effetti negativi ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica”. In effetti, numerosi studi hanno messo in luce il legame tra l’uso eccessivo degli smartphone e cali di attenzione, peggioramento del rendimento scolastico, aumento dell’ansia e disturbi del sonno.
Tuttavia, vietare l’utilizzo degli smartphone in classe può sembrare un approccio troppo rigido, quasi punitivo. Non tutti gli studenti usano il cellulare per distrarsi: alcuni lo sfruttano come strumento di studio, per cercare informazioni, tradurre testi, accedere a materiali didattici. Bandirlo in modo assoluto rischia di mandare un messaggio sbagliato: lo smartphone è un nemico, e non un mezzo da imparare a gestire.
Forse è proprio qui il nodo centrale della questione: educare, piuttosto che proibire. In un mondo in cui la tecnologia penetra ogni aspetto della vita quotidiana e lavorativa, non sarebbe più utile insegnare ai ragazzi un uso consapevole e responsabile degli strumenti digitali? Imparare a staccarsi dallo schermo, a concentrarsi, a distinguere tra tempo utile e tempo perso, è una competenza fondamentale tanto quanto la grammatica o la matematica.
Inoltre, c’è da chiedersi quanto il divieto sarà davvero applicabile e quanto sarà efficace. Chi controllerà? Con quali sanzioni? Non si rischia di creare solo tensione tra docenti e studenti, senza risolvere il problema alla radice?
Il provvedimento annunciato dal ministro Valditara ha il merito di rimettere al centro il valore del tempo scolastico e l’urgenza di affrontare la questione del digitale tra i giovani. Tuttavia, un vero cambiamento culturale richiede più di un semplice divieto: serve un’educazione digitale integrata, una collaborazione tra scuola e famiglia, e una riflessione collettiva su che tipo di cittadini vogliamo formare.
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