Cronaca
Sabrina Quaresima, i docenti alla preside del Montale: “Le siamo vicini”
Sabrina Quaresima, in una lettera il sostegno degli insegnanti alla dirigente del liceo romano

Sabrina Quaresima, dopo le polemiche ecco la difesa. A porgergliela proprio gli insegnanti dell’istituto che presiede, il Liceo Montale di Roma. Nei giorni scorsi, la donna era finita sotto i riflettori dopo essere stata accusata di aver avuto una relazione con un alunno. Il lavoro degli Ispettori del Ministero per fare chiarezza l’aveva però completamente scagionata, non ravvisando alcuna irregolarità nel suo comportamento. Quest’oggi quindi alcuni elementi del corpo docente hanno deciso di rivolgersi a lei in un comunicato, per manifestarle tutta la propria vicinanza. “Ci dissociamo fermamente – si legge nella nota – e biasimiamo sia il clamore che ha amplificato un pettegolezzo non provato, sia il persistere di persecuzioni nei confronti della nostra dirigente scolastica. Di cui apprezziamo il coraggio con cui ha affrontato questo duro periodo, senza mai trascurare il proprio lavoro ed essendo sempre disponibile all’ascolto“.
SABRINA QUARESIMA, DOCENTI CONTRO I VANDALI
I docenti fanno poi riferimento ad alcuni vandalismi perpetrati nell’istituto negli ultimi giorni: “Siamo rammaricati che qualcuno cerchi di impedire il proseguimento della tranquilla attività della scuola e provi a richiamare un’attenzione morbosa nei suoi confronti. In tal modo, si infanga la dignità personale e professionale della dirigente e si compromette la serenità dell’ambiente scolastico“. “Auspichiamo – prosegue il comunicato – che il Montale continui ad essere menzionato come eccellenza del territorio e ad offrire agli studenti un valido percorso formativo, nel segno dell’inclusività e delle buone pratiche educative“. Di qui, l’invito all’Ufficio Scolastico alle azioni “più opportune per evitare che il Liceo continui ad essere oggetto di vandalismo da parte di soggetti ignoti, che hanno evidentemente interessi diversi da quelli educativi“.
Attualità
Gesù rivisitato: provocazione artistica o cancellazione simbolica?

Non si tratta, come spesso viene sostenuto in questi casi, di razzismo o omofobia. Il talento di Erivo è fuori discussione, così come il diritto del teatro di sperimentare linguaggi nuovi. Tuttavia, è lecito porsi una domanda: perché modificare radicalmente l’identità di una figura simbolica universale come Gesù Cristo?La figura di Gesù – maschile, ebraica, storicamente e religiosamente connotata – ha attraversato i secoli mantenendo un valore spirituale e culturale ben preciso; cambiarne l’aspetto, il genere e il profilo identitario non è un dettaglio creativo, ma un atto profondamente ideologico, un segnale del nostro tempo, in cui ogni rappresentazione tradizionale viene riscritta per adattarsi a criteri di inclusione sempre più rigidi e imposti.
L’inclusività è un valore importante, ma quando diventa un obbligo culturale che trasforma ogni simbolo in qualcosa di instabile e privo di radici, rischia di ottenere l’effetto opposto: non più unire, ma confondere.
Quando tutto può essere tutto, allora nulla ha più significato, e in questo caso non si rompe un tabù per cercare nuove verità, ma si sostituisce un simbolo per riscrivere ciò che rappresenta.
E il pubblico ha il diritto di chiedersi dove finisce l’arte e dove comincia l’ideologia.
Attualità
Omicidio a Racale: quando la violenza nasce dentro casa

Una donna uccisa a colpi d’accetta dal figlio, una casa di famiglia trasformata in scena del crimine. A Racale, nel leccese, il pomeriggio del 17 giugno si è consumato un delitto che sconvolge un’intera comunità: Teresa Sommario, 53 anni, è stata trovata senza vita nel proprio appartamento, colpita ripetutamente alla testa e al petto. L’aggressore è il figlio maggiore, Filippo Manni, 21 anni, fermato poco dopo in stato confusionale.
Il dettaglio più inquietante, oltre alla brutalità del gesto, è la sua matrice familiare…la violenza, ancora una volta, non arriva dall’esterno: avviene tra le mura domestiche, dove dovrebbe esserci protezione, affetto o almeno convivenza. Non è un caso isolato, il contesto di conflittualità all’interno della famiglia Sommario era noto ai vicini: litigi frequenti e tensioni che, probabilmente, covavano da tempo.
Resta da capire come e perché questa tensione sia esplosa in modo tanto estremo. È una domanda che accompagna ogni caso di cronaca nera in ambito familiare, ma che continua a non trovare chiarimenti adeguati. Il delitto di Racale ci mette davanti, ancora una volta, al nodo irrisolto della violenza che nasce all’interno di legami affettivi spezzati e distorti.
Il figlio minore, presente al momento dell’aggressione, lancia l’allarme. Anche questo elemento pesa: i figli come testimoni, e spesso vittime indirette, di drammi che segnano per sempre intere esistenze.
L’indagine chiarirà i contorni esatti della vicenda, il movente preciso e le responsabilità. Ma sullo sfondo resta una considerazione difficile da ignorare: le fratture all’interno della famiglia, quando ignorate o sottovalutate, possono degenerare e trasformare una casa qualunque nel teatro di una tragedia.
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